Il faro del buonsenso

Uno degli insegnamenti che abbiamo avuto in questi due anni di pandemia è che arroccarsi su posizioni di principio serve a poco, anzi è nocivo

Il faro del buonsenso

Uno degli insegnamenti che abbiamo avuto in questi due anni di pandemia è che arroccarsi su posizioni di principio serve a poco, anzi è nocivo. Gira che ti rigira, si cristallizzano delle posizioni che sconfinano nell'ideologia, per cui alla fine diventa difficile, se non impossibile, coniugarle con la bussola del pragmatismo e della razionalità, qualità indispensabili per superare simili frangenti. La posizione No Vax, oppure nella sottospecie la più comoda No Pass, lo ha dimostrato ampiamente e continuiamo a patirne ancora le conseguenze.

Per cui va detto subito, a scanso di equivoci, che il Green pass è stato uno strumento positivo ed efficace per uscire dalla tragedia. Senza di esso non saremmo riusciti a spingere più del 90% della popolazione a vaccinarsi e non avremmo raggiunto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Chi non riconoscesse questo o è miope, o è in malafede. O peggio, appunto, ha trasformato il «no» al vaccino in una scelta di parte, ideologica, identitaria. Anche se in questo caso - va detto - l'identità è quella degli stolti, perché è difficile dare un'interpretazione razionale di chi per partito preso di fronte ai drammi e ai lutti di questi due anni ha continuato a rifiutare l'unica strada possibile.

Con la stessa apertura mentale e senso della realtà, però, ora si dovrebbe comprendere che con la fine dello stato d'emergenza dovrebbero venir meno le restrizioni e l'uso del Green pass rafforzato. Se diminuiscono i contagi, se le ultime varianti del Covid si dimostrano sicuramente meno gravi delle precedenti, bisognerebbe avere la ragionevolezza - perché di questo si tratta - di cambiare politica. Ne va della salute del nostro tessuto sociale e della nostra economia. Attardarsi, non prendere atto della nuova situazione, non ha senso, come ripetono fior di virologi. A meno che, ma sarebbe un errore speculare a quello dei No Vax, non si trasformi il Green pass in una sorta di totem ideologico della cultura emergenziale. Le conseguenze sarebbero nefaste, ma, soprattutto, sarebbe un altro rifiuto della realtà più o meno come quello a cui si sono lasciati andare i nemici del Green pass.

Né tantomeno ora, che siamo arrivati alla coda del dramma, vale la pena dividersi in politica e nella società su delle scelte che un mese prima o un mese dopo saranno comunque prese. Che senso ha scontrarsi sull'ineluttabile, visto che le restrizioni stanno per essere abolite in tutto il mondo? Semmai bisognerebbe ragionare su altro: l'esperienza di questi due anni ci ha dimostrato che il virus appare stagionalmente. Allora sarebbe sicuramente più saggio immaginare un piano per il prossimo settembre.

Pianificandolo sulla base di quanto abbiamo imparato in questi due anni e utilizzando tutte le armi che la scienza ci sta mettendo a disposizione quotidianamente. Il problema non è intervenire quando un'altra ipotetica ondata si sarà propagata, ma farsi trovare preparati. Dimostreremmo finalmente di avere imparato la lezione: la ragione e il pragmatismo all'epoca del Covid.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica