L’Agenzia per la protezione ambientale americana (Epa), la stessa che nel settembre 2015 fece esplodere lo scandalo dieselgate di Volkswagen, accusa Fiat Chrysler Automobiles di avere montato sui motori diesel di circa 100.000 veicoli un software che ha consentito emissioni superiori a quanto consentito dalla legge.
Le accuse stanno pesando sul titolo, che al Nyse lascia sul terreno il 13% a 9,6473 dollari. A Piazza Affari il titolo perde il 5,16% a 9,93 euro. Di fatto dopo queste indiscrezioni il titolo di Fca ha perso il 14 per cento. Fiat Chrysler Automobiles intende contestare le accuse dell’Agenzia per la protezione ambientale americana. Stando a quanto riferito da Cnbc, l’azienda guidata da Sergio Marchionne sosterrà che le emissioni non sono state violate e che intende collaborare con le autorità e l’amministrazione Trump, che si insedierà il prossimo 20 gennaio.
La risposta di Fca
"I veicoli diesel della società rispettano tutte le normative applicabili", chiarisce in una nota FCA US che si dice "contrariata dal fatto che l’Epa abbia scelto di emettere una ’notice of violation’ in merito alla tecnologia di controllo delle emissioni impiegata nei motori diesel leggeri da 3.0 litri, modelli 2014-2016, della società". Fca Us si legge in una nota, "intende collaborare con l’Amministrazione subentrante per presentare i propri argomenti e risolvere la questione in modo corretto ed equo, rassicurando l’Epa ed i clienti di Fca Us sul fatto che i veicoli diesel della società rispettano tutte le normative applicabili". E a ripsondere alle accuse è anche lo stesso Marchionne: "Non c’è nulla in comune fra il caso Volkswagen e quello Fca", afferma l’amministratore delegato. "Dialoghiamo con l’Epa da più di un anno. È curioso e spiacevole che l’Agenzia per la Protezione ambientale americana abbia deciso di affrontare il caso Fca così pubblicamente, prosegue l’amministratore delegato. Fca è stata avvertita ieri dalle autorità che qualcosa era in arrivo, e ha saputo questa mattina alle 8 locali di cosa si trattava. Fca sopravviverà anche se le dovesse essere comminata una multa di 4,6 miliardi di dollari", ha comunque detto Marchionne, sottolineando che probabilmente il Dipartimento di Giustizia americano e l’Agenzia per la protezione ambientale hanno lavorato insieme sul caso. Marchionne si definisce "molto arrabbiato": nessuno, ha aggiunto, è "così stupido da usare software truccato".
La tesi delle autorità Usa è che il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha installato senza dirlo un cosiddetto "engine management software" (Ems) nei modelli Jeep Grand Cherokees e Dodge Ram 1500 prodotti nel 2014, 2015 e 2016 con motori diesel a tre litri venduti in Usa. Il totale dei veicoli coinvolti è intorno alle 104.000 unità. "Chiediamo a Fca di dimostrare che il suo Ems non sia assimilabile al defeat device" ossia il software incriminato che nel settembre 2015 incastrò Volkswagen, ha spiegato un rappresentante dell’Epa in una call con i media definendo "chiara e seria" la violazione delle leggi sulle emissioni. "Continueremo le indagini e le discussioni con Fca", ha aggiunto. Fiat Chrysler Automobiles rischia una multa potenziale di 4,63 miliardi di dollari.
Il Dieselgate di Volkswagen e il patteggiamento
Il caso dunque potrebbe essere simile a quello che travolse nel 2015 la casa tedesca. La Volkswagen proprio nei giorni scorsi ha confermato di aver patteggiato il pagamento di 4,3 miliardi di dollari alle autorità Usa.
L'accordo tra la casa tedesca e gli Stati Uniti dovrà essere approvato dalle autorità americane e dai tribunali competenti. La Volkswagen ha già annunciato che il pagamento di fatto potrebbe comportare spese che superano gli accantonamenti.
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