“L’Anpi la smetta di andare in giro a propagandare tesi giustificazioniste con i fondi pubblici”. È un j’accuse che risuona forte quello lanciato da Fratelli d’Italia nel Giorno del Ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. La questione è spinosa, e ruota attorno ad una serie di interrogativi: A chi spetta trasmettere il ricordo di quelle terribili vicende? È giusto che a occuparsene siano gli eredi, spirituali e non, di quella generazione politica che per anni ha nascosto, insabbiato, giustificato? Gli stessi che rivendicano una continuità ideale con quanti istigavano alla lotta fratricida, dipingendo gli esuli come "indesiderabili" che scappavano "per sfuggire al giusto castigo della polizia popolare jugoslava".
L'occasione per riaprire il dibattito è la presentazione della mostra "Foibe e esodo", patrocinata dallo European Conservatives and Reformist Group e allestita nei locali della Fondazione Alleanza Nazionale di via della Scrofa. "Riteniamo legittimo che l'Anpi lavori all'interno del suo perimetro storico, che è quello della Resistenza, lasciando alle associazioni di esuli e ai parenti delle vittime il compito di occuparsi dell'esodo e delle foibe", spiega il deputato Federico Mollicone. L'idea non è nuova. Già lo scorso anno, infatti, dopo la scelta del Comune di Roma di affidare all'Anpi la divulgazione dei drammi del confine orientale alle scolaresche, FdI era insorta. E in commissione Cultura alla Camera era riuscita ad ottenere l'approvazione all'unanimità di una mozione che impegnava il Governo a garantire che la trasmissione del ricordo di quei fatti fosse appannaggio di testimoni diretti e associazioni di esuli. Poi il grande strappo del convegno senza contraddittorio ("dal chiaro intento revisionista", secondo la Meloni) che l'Anpi ha organizzato presso la biblioteca del Senato ha riacceso la disputa.
Ma questo non è il solo fronte aperto tra il partito di Giorgia Meloni e l'associazione dei partigiani. "Con i colleghi Paola Frassinetti e Salvatore Deidda abbiamo preparato un'interrogazione al ministro della Difesa per capire come mai lo Stato italiano finanzi ancora l'associazione", annuncia Mollicone. Di reducistico, secondo i dati snocciolati dal parlamentare, l'Anpi ha ben poco. "Solo il 10 per cento degli iscritti, ormai, proviene dall'esperienza resistenziale, la stragrande maggioranza, invece, ha un età compresa tra 35 e 65 anni". Insomma, la spinosa questione a cui dovrà dare risposta il ministro Lorenzo Guerini è se sia ancora opportuno che l'Anpi continui a benificiare dei cospicui contributi pubblici che spettano ad associazioni combattentistiche e d'arma.
Soldi che, affonda Mollicone, "vengono utilizzati per fare proselitismo, visto che l'Anpi interviene a gamba tesa su qualsiasi questione politica di attualità, criticando costantemente i leader di centrodestra". E allora, conclude, "che fondino un partito e si facciano finanziare con il due per mille".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.