La figlia di Schettino contro De Falco: "Chiede privacy, ma ci distrusse la vita"

Lo sfogo della 21enne su Facebook: "De Falco lamenta che i suoi fatti vengano riportati dai giornali. Quale rispetto e tutela ci fu nei miei confronti?"

La figlia di Schettino contro De Falco: "Chiede privacy, ma ci distrusse la vita"

"Ciò che mi indigna è che sia proprio De Falco a ritenersi vittima di una strumentalizzazione mediatica". Sono le parole di Rossella, figlia di Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata al Giglio. Parole di rabbia contro Gregorio De Falco, il capitano di fregata che la notte del 13 gennaio 2012 intimò a Schettino di risalire sulla nave e che ora è candidato al Senato per il M5S. Uno sfogo affidato a Facebook per esprimere tutto il risentimento di una 21enne che fin da giovane ha dovuto fare i conti con l'invasione degli altri nella sua vita privata.

De Falco pochi giorni fa aveva definito "strumentalizzazione mediatica" le accuse di violenza in famiglia. Era stata proprio la moglie del candidato a rivolgersi alla polizia al termine di una vivace discussione con il marito. Raffaella De Falco, come ha ricordato il Corriere, non ha presentato querela, ma gli agenti hanno comunque steso un verbale dato che i fatti riguardano un candidato alle prossime elezioni.

"Proprio lui che con la celebre telefonata del 'Vada a bordo ca..o', crocifisse mediaticamente mio padre. Quale tutela ebbi io che all’epoca avevo 15 anni? Quale rispetto ci fu nei miei confronti? Queste cose non gli interessavano quando rilasciava certe dichiarazioni? Chi diede quella telefonata in pasto ai giornali?", ha scritto la 21enne sul social.

La telefonata di De Falco

"Ma davvero vogliamo parlare di cosa sia la strumentalizzazione mediatica? - ha continuato la figlia di Schettino - La più grande strumentalizzazione mediatica mai fatta in Italia è stata proprio la sua telefonata, dai toni volgari, aggressivi, intimidatori e soprattutto totalmente inutile ai fini della gestione dell’emergenza".

"De Falco in quella telefonata dimostrò di non sapere

neppure quale fosse la situazione e non era interessato a collaborare con chi era sul campo, come mio padre. Si ostinava a dire 'adesso comando io', come se davvero avesse potuto farlo con il suo ruolo".

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