Per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese di 20 anni precipitata la notte del 3 agosto 2011 dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, mentre si trovava in vacanza con le amiche, sono stati condannati a tre anni di reclusione i due imputati. Si tratta del 28enne Alessandro Albertoni e del 29enne Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi, comune in provincia di Arezzo.
Condannati a 3 anni per la morte di Martina
Questa la sentenza emessa nel pomeriggio di oggi dalla Corte d'appello di Firenze, al termine del processo bis dopo il rinvio disposto dalla Cassazione. A leggerla, il presidente Alessandro Nencini. Presenti in aula sia i genitori dei Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, che i due imputati. La Corte d’appello ha quindi accolto la pena illustrata lo scorso 7 aprile dal sostituto procuratore generale Luigi Bocciolini. Al termine della requisitoria era stata chiesta la condanna dei due ragazzi a 3 anni di reclusione, che peraltro si estinguerà per prescrizione tra la fine della prossima estate e l'autunno. Nell'udienza dello scorso 14 aprile, i difensori dei due imputati avevano chiesto l’assoluzione. Il legale di Vanneschi, l’avvocato Stefano Buricchi, aveva chiesto l’assoluzione del suo cliente ipotizzando che Martina si fosse uccisa gettandosi dal terrazzo dell’albergo. Simile anche la richiesta di assoluzione del legale di Albertoni, l'avvocato Tiberio Baroni, legale di Albertoni, secondo il quale la ragazza non sarebbe scivolata accidentalmente mentre tentava di scappare. Baroni aveva ipotizzato che Martina fosse caduta accidentalmente dopo essersi sporta troppo dalla balaustra mentre vomitava dopo aver fumato uno spinello.
La ricostruzione dell’accusa
Secondo la ricostruzione dell'accusa, a Palma di Maiorca la notte tra il 2 e il 3 agosto del 2011, Martina Rossi salì in camera dei due ragazzi perché nella sua stanza le amiche erano in compagnia degli altri due giovani della comitiva di aretini e con i quali avevano formato due coppie. Alle prime luci dell’alba Martina cadde dal balcone della stanza 609, occupata dai due imputati. Secondo l’accusa la 20enne stava scappando da un tentativo di stupro. In Spagna vennero condotte le indagini e il caso venne archiviato come suicidio. I genitori della vittima non si arresero e riuscirono a fare riaprire il caso. Il 14 dicembre 2018, ad Arezzo, i due imputati vennero condannati in primo grado a 6 anni di reclusione per tentato stupro e morte in conseguenza di altro reato (poi estinto per intervenuta prescrizione). Il 9 giugno 2020 la Corte d'appello di Firenze aveva poi assolto gli imputati in quanto “il fatto non sussiste".
Lo scorso 21 gennaio, la Suprema Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione, disponendo un nuovo processo per i due ragazzi come aveva chiesto, nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale Domenico Seccia e accogliendo i ricorsi presentati dalla procura generale di Firenze e dalla parte civile. Oggi è arrivata la decisione di condanna per gli imputati da parte della Corte d'appello di Firenze nel processo bis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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