Ora più che mai sono necessari "seri e strutturati accordi internazionali": ne è convinto Franco Gabrielli, che in tema di immigrazione sostiene convintamente come sia indispensabile garantire una cornice di salute pubblica. "I numeri non sono un'emergenza, oggi però c'è un tema sanitario. Oggi il problema principale è quello di poter consentire un periodo di quarantena", ha avvertito. Effettivamente quotidianamente assistiamo a casi di positività al Coronavirus da parte di clandestini che non solo riescono ad approdare tranquillamente nel nostro Paese, ma fuggono dalle strutture di accoglienza mettendo a rischio la salute degli italiani.
Ecco perché ritiene che bisognerebbe deviminalizzare l'immigrazione in Italia, considerando che il Ministero dell'Interno "è una parte fondamentale del sistema che comprende il tema dell'accoglienza, il dipartimento di Pubblica Sicurezza, ma è una parte". A suo giudizio sarebbe più opportuno andare verso un'architettura più complessa: si tratta della "classica materia che dovrebbe essere gestita da Palazzo Chigi", perché necessita di "una visione, di un progetto e del concorso di più soggetti".
"Gli irregolari tornino nel loro Paese"
La posizione del capo della Polizia, che è intervenuto al Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta dove è ospite di un incontro sulla sicurezza, nasce da una consapevolezza precisa: è innegabile che ci sia un problema di flussi, "che vanno regolati", di rimpatri "che vanno fatti" e di integrazione "che deve essere avviata". Da troppo tempo i flussi sono illegali: "Si è intrapresa una folle strada di immaginare che tutto possa essere gestito con la protezione umanitaria immettendo in questo circuito persone che abbiamo la certezza non gli verrà mai riconosciuta la protezione umanitaria". Anche lui è del parere che è impensabile mettere in atto il "dentro tutti" auspicato dalla sinistra: sarebbe irrealizzabile e anche del tutto iprocrita. E ha fatto giustamente notare: "Le persone che non sono legittimamente nel nostro Paese, e a maggior ragione quelle che delinquono, devono tornare nel loro Paese".
Gabrielli infine ha posto l'attenzione sul flusso di cittadini tunisini, corrispondente al 40% circa su un totale di 14mila sbarchi: "Non sempre sono molto propensi al rispetto delle regole, ci stanno creando dei problemi anche di ordine pubblico ed è il motivo per cui con la ministra siamo andati a Tunisi e scenderemo di nuovo il 17".
Va comunque detto che la Tunisia è l'unico Paese che con l'Italia ha un accordo strutturato di rimpatri, mentre si riscontrano enormi difficoltà a rimpatriare persone di altre nazionalità: "Purtroppo abbiamo dei cluster, a Treviso ad esempio per la rotta balcanica: molti cittadini del Bangladesh, del Pakistan, dell'Afghanistan sono positivi e asintomatici, stiamo cercando di limitare i focolai".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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