Come ogni anno la "Giornata della memoria" ricorda le vittime dell'Olocausto, termine con cui si indica il genocidio perpetrato dai nazisti contro ebrei, gay, rom, disabili, prigionieri di guerra, massoni e chiunque altro essere umano fosse considerato un nemico da annientare. Alcune stime parlano di circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei. Il 27 gennaio non è un giorno scelto a caso per ricordare: proprio in quel giorno infatti, nel 1945, le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. E fecero scoprire al mondo l'orrore che per anni i nazisti avevano compiuto.
Nel suo intervento alla celebrazione al Quirinale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, osserva: "Le storie e le parole dei reduci dei campi di sterminio ci colpiscono, e ci chiamano, in maniera esigente, all'impegno e alla vigilanza. Ricordiamo anche i 650 mila militari italiani deportati nei campi tedeschi, perché dopo l'otto settembre si rifiutarono di servire Hitler. È una pagina di storia, colma di sofferenza e di coraggio, che è parte integrante della Resistenza italiana e che non sempre è adeguatamente conosciuta".
"La memoria di Auschwitz, e di tutto quello che ha Auschwitz presenta e contiene - prosegue il Capo dello Stato - ci pone ogni volta di fronte al lato più oscuro dell'uomo, all'abisso del male, allo fosca mento delle coscienze e alla perdita totale del sentimento più elementare di pietà e di umanità". Poi Mattarella ricorda coloro che fecero di tutto per opporsi a quella tragedia: "Nel buio più fitto risaltano ancora di più le azioni luminose di coloro che rischiando la vita hanno contribuito a salvare ebrei perseguitati. Rammentare è un dovere morale, come è bene ricordare i tanti giusti le tante azioni eroiche, come ci appena ricordato il professor Riccardi. Ma non cancella tuttavia le colpe di chi, anche in Italia si fece complice dei carnefici per paura, fanatismo o interesse".
"Non dimenticare l'Olocausto - scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni - ricordare le terribili lezioni del '900, alimentare le ragioni della nostra libertà". Il presidente del Senato, Pietro Grasso, sceglie Facebook per la sua riflessione: "Stück, che in tedesco significa pezzo. Un essere umano, la cui unica colpa era quella di non essere 'ariano', considerato alla stregua di un rifiuto da smaltire. Di un pezzo di una folle e spietata industria della morte. La shoah è stata questo: un'atrocità difficile anche solo da immaginare che ha umiliato l'umanità nella sua intimità e lasciato segni indelebili di dolore e sofferenza. Non dobbiamo dimenticare. Mai".
"Nella giornata della memoria il messaggio è che non dobbiamo mai abbassare la guardia - dice la presidente della Camera Laura Boldrini - dobbiamo essere vigili e mettere insieme ogni possibile azione contro il negazionismo, contro l'antisemitismo e il razzismo. Un'iniziativa che funziona molto bene con i giovani - osserva la presidente - è il viaggio della memoria ad Auschwitz-Birkenau, è l'occasione per i ragazzi di capire, di stare lontano dalle ideologie della morte, ed è un modo per far comprendere loro che bisogna costruire una società basata sulle differenze e sul dialogo. Quindi io mi auguro ci siano sempre più risorse che consentano ai ragazzi di fare questo viaggio, perché quello è il viaggio della responsabilità".
Anche Papa Francesco si sofferma sulla tragedia: "Ricordare le vittime dell’Olocausto è importante perché questa tragedia umana non si ripeta più", ha detto Bergoglio ricevendo in Vaticano una delegazione dell’European Jewish Congress, l’organismo che rappresenta più di due milioni di ebrei in Europa. "Il Papa ha cominciato il dialogo menzionando questa giornata importante per gli ebrei, ma anche per noi", ha riferito a Radio Vaticana padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo.
Nel giorno in cui il mondo ricorda l'abominio di Auschwitz (purtroppo non l'unico campo di concentramento), appare più che mai attuale il monito lanciato da Ronald Reagan in un celebre discorso del 1967: "La libertà è una cosa estremamente fragile, e non è mai a
più d’una generazione di distanza dalla sua possibile estinzione. Non è nostra per eredità, ma dev’essere conquistata e difesa costantemente da ogni generazione, perché viene regalata una volta soltanto a ognuno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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