Il giudice che ha liberato Said: "Chiedo scusa a famiglia Leo"

Il presidente della Corte d’Appello di Torino: “Abbiamo fatto quello che dovevano fare”. Ma si scusa con i parenti della vittima

Il giudice che ha liberato Said: "Chiedo scusa a famiglia Leo"

Il giudice che ha scarcerato Said Mechaquat, l'italiano di origini marocchine che il 23 febbraio scorso ha ammazzato con una coltellata alla gola Stefano Leo, ora chiede scusa alla famiglia della vittima.

"Come rappresentante dello Stato mi sento di chiedere scusa alla famiglia di Stefano Leo. Non consento di dire che la Corte d’appello sia corresponsabile dell’omicidio. Qui abbiamo fatto quello che dovevamo fare", sono infatti le parole del presidente della Corte d'Appello di Torino, Edmondo Barelli Innocenti.

La toga si è così espressa sulla mancata carcerazione del killer 27enne dei Murazzi: "C'è stato un problema. Posso scusarmene, ma non c’è nessuna certezza che Mechaquat Said potesse essere ancora in carcere il 23 febbraio".

Ricordiamo infatti che l'italo-marocchino era stato condannato (nel giugno 2016) a un anno e sei mesi per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni dell'ex fidanzata. All'epoca dei fatti, il giudice che aveva preso in esame il suo caso gli aveva negato la sospensione della pena per altri precedenti penali commessi in passato, motivo per il quale quando la sentenza di condanna nei suoi confronti è diventata definitiva, il 27enne sarebbe dovuto essere arrestato e trasferito in una cella di prigione. Cosa che non è avvenuta.

E il 23 febbraio ha tolto la vita all’innocente Stefano Leo, 33 anni, forse per uno scambio di persona.

E sul caso, ora, indaga pure il ministero della Giustizia: pare, infatti, che il dicastero abbia avviato valutazioni per condurre accertamenti sull'errore giudiziario commesso all'ombra della Mole. E che è costato la vita a Stefano Leo.

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