Guadagna più un detenuto o un poliziotto? Le cifre che fanno discutere

Le regole per il lavoro dei detenuti. Il sindacato Sappe ha sempre denunciato: un cuoco guadagna più di un agente. Ecco tutti i numeri e come funziona

Guadagna più un detenuto o un poliziotto? Le cifre che fanno discutere

Molti di voi forse sapranno che diversi detenuti lavorano. E per l’impiego svolto, ricevono uno stipendio. Lo prevede la Costituzione, lo dicono le leggi dello Stato. E non c’è neppure nulla di male: se la galera deve avere anche valenza rieducativa o riabilitativa, non c’è niente di meglio di un po’ di sana occupazione. Quel che potrebbe apparire strano, però, è se alla fine della fiera i carcerati finissero col guadagnare quasi quanto i carcerieri.

Il tema è già stato affrontato in passato. Ma torna ovviamente alla ribalta dopo le rivolte esplose la scorsa settimana negli istituti di pena di tutta la Penisola. Interi reparti incendiati, detenuti sui tetti, sezioni messe a ferro e fuoco e 90 poliziotti feriti. Un inferno, che ha pure “liberato” una cinquantina di criminali scappati dal carcere di Foggia (quasi tutti riacciuffati) e convinto il ministro Bonafede aconcedere i domiciliari a chi resta da scontare una pena inferiore ai 18 mesi.

La domanda delle domande è: quanto guadagna un carcerato? E quanto incassa invece un poliziotto? Il Sole24Ore ha realizzato una dettagliata ricerca, riassumendo regole e retribuzioni dei detenuti che lavorano. Innanzitutto, le modalità. L’ordinamento penitenziario stabilisce che ad ogni condannato vada assicurata un’occupazione lavorativa, salvo impedimenti particolari. Il lavoro deve essere pagato, in base alla quantità e qualità, con una paga oraria pari ai due terzi del trattamento economico stabilito dai contratti collettivi nazionali. Non mancano ovviamente le coperture assicurative, i contributi e tutte le garanzie previste dai contratti di lavoro subordinati. Non tutti possono farlo: sono esclusi dal lavoro esterno al carcere quelli internati al 41-bis, mentre gli ergastolani possono essere ammessi solo dopo 10 anni di pena scontata (1/3 della pena per chi ha commesso reati associativi o di allarme sociale).

Che tipo di lavoro può fare un condannato che, in teoria, vive dietro le sbarre? Una buona parte (15.700 persone) è impiegata dagli stessi istituti di pena per servizi di manutenzione ordinaria o altro, dunque è a tutti gli effetti dipendente dello Stato. Parliamo di sarti, calzolai, tipografi, falegnami e fabbri che creano vestiario e arredi per gli stessi istituti. Ma anche apicoltori, avicoltori, mungitori, ortolani. All’interno degli istituti servono poi cuochi, aiuto cuochi, addetti alla lavanderia, porta vitto, magazzinieri. E ovviamente elettricisti, idraulici, falegnami, riparatori radio-tv, giardinieri, e imbianchini che assicurano la manutenzione ordinaria delle carceri. A questi vanno poi aggiunti 2.400 detenuti che non dipendono dall’amministrazione penitenziaria. Spesso, infine, vengono realizzate convenzioni con enti pubblici o privati che si offrono di fornire un contratto di lavoro ai detenuti: in questo caso, lo stipendio e la formazione sono a carico delle strutture esterne. Le cooperative, così come le aziende, possono ottenere sgravi contributivi e fiscali se organizzano attività produttive all’interno degli istituti.

Arriviamo alla paga. Secondo quanto scrive il Sole24Ore, le retribuzioni mensili variano ovviamente in base alla qualifica. “Si va dai 1.209 euro mensili dell'aiuto cuoco (ma il cuoco, che è un lavorante di estrema fiducia, oltre che di capacità professionale, giunge a guadagnare di più) fornaio, barbiere, bibliotecario e scrivano, ai 1.146 di facchini, addetti alla distribuzione di pasti e giardinieri”, scrive il quotidiano finanziario. A questa cifra vanno poi aggiunti gli assegni familiari e, in caso di più di 75 giorni di interruzione del rapporto di lavoro, scatta anche l’assegno di disoccupazione. E i poliziotti? “Un detenuto che lavora come cuoco, per sei ore di lavoro al giorno, guadagna 1.500 euro al mese oltre gli assegni: guadagna più di un poliziotto” neo assunto, ha spiegato più volte Donato Capece, segretario generale del Sappe.

In effetti, spiega il Sole, lo stipendio netto base di un poliziotto della penitenziaria varia dai 1.300 ai 1.350 euro al mese. Con le indennità per piantonanti, festivi, straordinari e via dicendo, si può arrivare anche a 1.800 euro. Non molto più di un carcerato.

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