L e religioni vivono di simboli. E le guerre di religione, anche. Quella dichiarata all'Occidente dall'islamismo la riduzione della fede in Maometto a ideologia politica, ovvero, come è stato detto, l'Islam portato alle estreme conseguenze è ormai una guerra, che a sua volta è un upgrade dello scontro di civiltà. L'Extension du domaine de la lutte giusto per citare Michel Houellebecq dall'ambito socio-economico a quello religioso-integralista.
Ciò che è accaduto ieri in Francia può sembrare casuale, o una concatenazione di coincidenze. Oppure si può leggere come un sacro intreccio di simboli, carico di significato. Il terrorista islamico che ha ucciso in nome di Allah Akbar ha scelto, come campo di battaglia, Nizza: è la città segnata dalla strage del 14 luglio 2016, quando un uomo, alla guida di un camion, falcidiò la folla che celebrava la festa nazionale francese sul lungomare, uccidendo più di 86 persone e ferendone 457. Sangue chiama sangue. Allora il terreno era la promenade des Anglais, cioè la passeggiata, il divertimento, la mondanità. Ieri invece il target era una chiesa, e non una qualsiasi, ma la cattedrale cittadina, dedicata a Notre Dame, la Nostra Signora, la Grande Madre dell'occidente cristiano. Ave Maria, Allah Akbar. Ieri pomeriggio, alle ore 15, tutte le chiese di Francia, zittendo simbolicamente la cantilena del muezzin, hanno suonato a morto.
I morti ieri sono stati tre. Di cui due sgozzati. La decapitazione è da sempre un rito terroristico dell'Islam. È una indicazione che si trova in alcuni versetti del Corano - sura 8, versetto 12: «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!» ed è anche una micidiale tecnica mediatica degli estremisti islamici, per rilanciare - simbolicamente, globalmente - il terrore. Senza confini. Dal Medioriente al cuore dell'Occidente. Quindici giorni fa, a Conflans-Sainte-Honorine, è stato decapitato Samuel Paty, un professore, reo di aver mostrato le vignette che desacralizzano Allah ai suoi alunni un atto di superbia, la laica Grandeur francese, decollato dal radicalismo religioso e ieri è stata la volta di semplici fedeli, in una città il cui nome Nizza trarrebbe origine dalla parola greca «Nike» che significa «Vittoria». Sconfiggendola, il radicalismo islamico ha dato un colpo di mannaia anche a un malinteso senso del concetto di «multiculturalismo». E il video delle forze di sicurezza che entrano, armi spianate, profanando un luogo sacro, nella chiesa cattedrale, è un'altra raffigurazione immorale della nuova Guerra Santa.
La Francia moderna della Liberté che nasce tagliando la testa al potere - la ghigliottina della Rivoluzione del 1789 - rischia di morire decapitata per mano dell'islamismo che della Liberté è la più lugubre negazione. È la trasformazione della decapitazione sacra, come nell'antichità, a decapitazione profana, come segno osceno di una macabra guerra politico-ideologica. Ed è a decapitazione religiosa dell'Islam che entra nella chiesa cristiana, facendo dei fedeli sgozzati nuovi martiri cristiani decollati, come Giovanni il Battista, come Cosma e Damiano, come San Miniato, come i 21 cristiani copti egiziani, decapitati dallo Stato islamico sulle spiagge di Sirte, in Libia, nel 2015...
Dopo gli attentati «militari», dagli incendi nelle cattedrali gotiche, ora le esecuzioni per decapitazione.
Le tensioni fra Erdogan e Macron, e le provocazioni di Charlie Hebdo - sia chiaro: sono provocazioni, cioè satira, non offese: e nessuna vignetta può giustificare un massacro, così come nessuna gonna troppo corta può minimizzare la colpa di uno stupratore - sono soltanto pretesti. Islamismo e Occidente sono incompatibili, da tempo. La guerra è scoppiata. Con i suoi riti, il suo sangue. I suoi simboli.
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