Nel Pd è scoppiata una più che mezza rivolta contro la candidatura alle Europee del cattolico Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire. Il perché non si voglia quest'uomo in lista, lo ha sintetizzato bene Lia Quartapelle, ex responsabile degli Esteri (...)
(...) del Pd: dice che Tarquinio è dalla parte di quel pacifismo che vorrebbe una resa dell'Ucraina (e quindi una vittoria di Putin); ma, soprattutto, dice che la presenza di un cattolico come lui è totalmente incompatibile con «i diritti civili per i quali il Pd si impegna in tutta Europa: il certificato di genitorialità anche per le coppie dello stesso sesso, il pieno accesso ai diritti sessuali e riproduttivi (quindi fecondazione eterologa, utero in affitto eccetera, ndr), il diritto ad abortire e l'uguaglianza Lgbtqia», sigla che, per chi non lo sapesse, significa lesbiche gay bisessuali transgender queer intersessuali asessuali. Quartapelle dà voce a una grandissima parte del partito.
Censura? Intolleranza? No. Il Pd ha ragione. È Tarquinio, purtroppo, a sbagliare campo, come hanno sbagliato campo negli ultimi quasi vent'anni quei cattolici che - forse per un complesso di inferiorità, forse per una specie di sindrome di Stoccolma - hanno pensato di poter difendere i propri valori nel Pd.
La sparo grossa: era più facile essere cattolici nel vecchio Pci che nel Pd. Mi spiego. I valori evangelici non hanno partito, e da quando l'Italia è una repubblica alcuni cristiani hanno ritenuto di scegliere la destra perché garantiva di più quanto a bioetica, difesa della vita, della famiglia, della scuola cattolica eccetera. Altri invece hanno ritenuto che la sinistra tutelasse di più su solidarietà e aiuto ai poveri, valori anch'essi cristiani. Erano scelte entrambe legittime.
Ma il Pd non ha ormai nulla a che fare con la povera gente. Sta più nelle Ztl che nelle periferie. Più con gli intellettuali che con la classe operaia del film di Monicelli Romanzo Popolare. Più con la classe dirigente che con i poveri guaglioni che nel dopoguerra il partito portava al nord, una storia ben narrata da Viola Ardone nel suo romanzo Il treno dei bambini.
Il Pd non è il Pci di Peppone, che con don Camillo un'intesa sulle cose importanti la trovava sempre. Il Pd è quello che aveva profetizzato, decenni fa, Augusto Del Noce: un partito radicale di massa. Nel quale un Tarquinio, al massimo, avrebbe ogni tanto la libertà di astenersi.
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