Ci sono pezzi mancanti nel caso di Roberta Ragusa? Per l'omicidio della donna, scomparsa a gennaio 2012, è stato condannato in via definitiva in un processo indiziario il marito Antonio Logli, attualmente in carcere. Ma il cadavere non è mai stato trovato e lui si è sempre professato innocente: ora Logli punta alla revisione del processo.
Dalla sua Logli ha un collegio difensivo formato dalla criminologa investigativa ed esperta in scienze forensi Anna Vagli, l’avvocato Andrea Vernazza del foro di Genova, la genetista forense e sopralluoghista Teresa Accetta. E i suoi due figli, che da sempre hanno sostenuto l’innocenza del padre. “Sicuramente per Antonio Logli ciò è stato, ed è, di notevole aiuto e conforto - ha commentato la dottoressa Anna Vagli a IlGiornale.it - La prima volta che ho conosciuto Daniele e Alessia, un anno e mezzo fa, hanno tenuto subito a precisare che non si sono schierati dalla parte del padre solo perché, come li hanno accusati, era l’unico genitore rimastogli. Al contrario, prima hanno letto le carte e poi hanno capito. Il loro papà non ha ucciso Roberta Ragusa. Hanno cercato prove, ma di prove non ce n’erano e non ce ne sono”.
Una premessa di infelicità
All’inizio del 2012 Roberta e Antonio sono sposati da alcuni anni. Vivono a Gello San Giuliano, in provincia di Pisa, hanno due figli. Ma la loro non è una relazione felice: l’uomo ha un’amante, Sara Calzolaio, che lavora alla sua autoscuola e che lui chiama di nascosto in soffitta ogni sera, le invia sms di buonanotte pieni d’amore. Roberta invece sogna di viaggiare, scrive dei diari cui confida sogni, speranze, insoddisfazioni. E che potrebbero rappresentare una prova in favore di Logli.
“Non solo i diari - chiarisce Vagli - ma anche un cartellone che abbiamo rinvenuto nella soffitta di casa Logli. Sono importanti perché in alcuni di questi Roberta Ragusa ha scritto da un lato come era andata la sua vita fino a quel momento e dell’altro come avrebbe voluto che si svolgesse”.
Nei giorni precedenti la sparizione, il 10 gennaio 2012, succede qualcosa. Roberta ha un incidente domestico e batte la testa mentre sta riordinando con il marito. Il quale successivamente sostiene che quell’incidente aveva causato alla moglie una certa confusione mentale: dice che nel mettere via gli addobbi natalizi, lui stesso era caduto dalla scala, franando proprio malgrado addosso alla moglie.
La scomparsa di Roberta Ragusa
La scomparsa di Roberta risale alla notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. Logli sporge denuncia il giorno dopo ai carabinieri di San Giuliano Terme: l’uomo afferma che la sparizione potrebbe essere avvenuta mentre lui dormiva, tra mezzanotte e le 6.45, dice che potrebbe trattarsi un allontanamento volontario. Logli racconta i propri ultimi movimenti della serata precedente: un salto alla scuola guida di famiglia dove lavorava, poi il rientro, delle riparazioni in soffitta, e il riposo a letto mentre Roberta guardava la tv.
La presunzione di morte e i processi
Gli inquirenti sono sospettosi nei confronti di Logli per via del suo comportamento, come riporta il sito della Polizia Penitenziaria: a far insospettire sono un insolito graffio sulla fronte, un periodo di aspettativa al lavoro e la cancellazione delle tracce digitali della sua relazione con Sara. Inoltre pare sia stato visto mentre puliva una macchia nei pressi di casa sua.
In più sul sospetto pesa la presunta dinamica della scomparsa: Roberta sarebbe fuggita al freddo nei campi con addosso solo il suo pigiama? La questione del pigiama è fondamentale, perché c’è un testimone, il giostraio Loris Gozi, che ha affermato di aver visto Logli e Ragusa vicino a un passaggio a livello nei pressi della loro casa. Secondo il racconto, lei era in pigiama, lui la strattonava e potrebbe aver sbattuto lo sportello dell’auto contro la testa della donna. Ma al tempo stesso ora c’è un ex detenuto che afferma che Gozi gli abbia rivelato di aver mentito. Tuttavia il giostraio ha ribadito in questi giorni che la propria testimonianza è stata cristallizzata nell’incidente probatorio.
E c’è anche la commessa di una paninoteca che racconta di aver servito quella notte con una bottiglia d’acqua una donna con un pigiama rosa. “In realtà - precisa la criminologa - la valenza di quella testimonianza fu esclusa nei vari gradi di giudizio. Il nostro focus, che sarà anche quello della revisione, si fonda piuttosto su di una nuova deposizione – raccolta in indagini difensive – che sconfessa quanto dichiarato dal supertestimone Loris Gozi. Gozi aveva infatti dichiarato di aver visto un uomo e una donna litigare la notte della scomparsa di Roberta Ragusa. Considerando che tutto l’impianto accusatorio ha fatto leva proprio su quel racconto, il ‘nostro’ nuovo testimone racconta una verità auspichiamo possa essere la chiave per riaprire il processo”.
La testimonianza di Gozi si concretizzò da parte degli inquirenti in un’accusa ben precisa verso Logli, benché non si sia mai trovato il presunto corpo di Roberta: omicidio e occultamento di cadavere, per cui Logli venne rinviato a giudizio. Nel 2016 Logli è stato condannato a 20 anni di reclusione per quelle accuse: la condanna è stata confermata in secondo grado nel 2018 e dalla Cassazione nel 2019. Secondo l’ipotesi trattata in tribunale, la coppia avrebbe litigato al culmine di un periodo di infedeltà da parte di Logli, Roberta sarebbe scappata e Logli l’avrebbe ripresa, uccidendola, ma il movente sarebbe stato economico. Ma la difesa ribadisce: le prove non ci sono.
Antonio Logli verso la possibile revisione del processo
Dopo un periodo nel carcere di Livorno, Logli da tempo risiede nella casa circondariale di Massa. Ora il suo collegio difensivo punta alla revisione del processo. “L’istanza di revisione - aggiunge Vagli - si fonderà su quanto raccontato dal nuovo testimone. Un testimone che annulla completamente quanto dichiarato dal signor Loris Gozi. Tuttavia ciò che la Corte di Cassazione ha contestato in passato è la mancata individuazione, da parte di chi ha preceduto questa difesa, di una pista alternativa. Sicuramente, quindi, oltre alla pista principale di cui ho appena accennato sosterremo l’allontanamento volontario. La zia della Ragusa, Adriana Alpini, dichiarò all’epoca dei fatti che, tre mesi prima della scomparsa, Roberta le aveva confidato di volersene andare in un posto caldo e di voler lasciare il marito e i figli. All’epoca dei fatti la sua testimonianza non fu presa in considerazione. Oggi la signora Alpini è defunta. Ma il cartellone di cui ho appena parlato ci ha dato spunti importantissimi”.
La difesa di Logli si avvale anche di appunti che l’uomo ha stilato minuziosamente e nei quali si accenna al caso di Erba. “Il riferimento a Erba - prosegue la criminologa - riguarda il fatto che la testimonianza di Loris Gozi è tardiva e discutibile come quella di Mario Frigerio. Infatti, quando Frigerio fu sentito la prima volta descrisse il suo aggressore come di nazionalità non italiana e con la carnagione olivastra. Cambiò versione soltanto qualche giorno dopo durante una nuova audizione da parte del maresciallo dei carabinieri. Nel caso Ragusa, Loris Gozi ha testimoniato la prima volta a 8 mesi di distanza dalla scomparsa e non ha mai detto di aver riconosciuto Logli nella persona che aveva visto litigare in strada. Lo farà il 27 dicembre, quindi quasi un anno dopo. Dopo tutto il clamore mediatico del caso”.
Ma l’assenza del cadavere può aiutare o nuocere a Logli nel suo percorso verso la revisione del processo? “In realtà, anche nel nostro Paese, ci sono state diverse condanne pronunciate in assenza di cadavere - conclude Vagli - L’unica speranza rimasta a Logli è soltanto la revisione processuale.
Un istituto complesso e straordinario che può essere esperito soltanto nei casi tassativamente previsti dall’articolo 630 del codice di procedura penale. Nel nostro caso fonderemo principalmente l’istanza sulla nuova prova, la testimonianza di cui ho parlato, capace di dimostrare che Logli deve essere prosciolto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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