C'è una consapevolezza molto triste, che purtroppo non mi abbandona mai: l'esistenza dell'odio, nel mondo, le sue dinamiche e il suo terribile mistero. A questo proposito vorrei leggervi due righe di una poesia che ho in parte trascritto e che ho portato con me stasera. È di una scrittrice polacca, una persona molto intelligente. Si intitola L'odio. Si potrebbe dire: cosa c'entra una poesia sull'odio in una serata in cui parliamo di educazione e di scuola e di insegnamenti? Secondo me c'entra tantissimo, ed è per questo che ho copiato queste parole e ve le offro. Perché l'odio serpeggia, oggi più che mai. Serpeggia a livelli bassissimi, ma con danni molto gravi. I bulli non cambiano la scuola, sono i bullizzati che la devono cambiare.
I genitori dei bulli li difendono: dopo che questi hanno odiato il bullizzato, l'hanno offeso e umiliato, i suoi li considerano ancora bravi e magari attaccano la scuola che non li sa «tenere», «sorvegliare» e correggere. In questo modo la scuola, contro tutte le migliori intenzioni, diventa una scuola dell'odio.
E la scuola dell'odio può essere ovunque, intorno a noi: se uno posteggia la macchina in un posto dove non deve e trascura i diritti di un disabile, se una persona considera nemici dei migranti che sono venuti qui in cerca della salvezza dalla morte e dal dolore e dalla povertà, la società intera diventa una scuola dell'odio. Non c'è odio che possa essere rispettato: ecco quanto ci insegnano queste parole. Non c'è odio che possa pretendere di costruire una sua «scuola». Deve sempre essere smascherato, contrastato. È per questo, del resto, che quando sono entrata in Senato ho pensato che se non potevo più parlare nelle scuole potevo però dare un contributo alla legislatura, con qualsiasi maggioranza, con una Commissione che studiasse i fenomeni d'odio e li indicasse come male per tutti, senza distinzioni. Una Commissione che a breve riprenderà i suoi lavori anche con questo nuovo Governo. Ed ecco il frammento della poesia L'odio, di Wisawa Szymborska: Guardate com'è sempre efficiente/ come si mantiene in forma/ nel nostro secolo l'odio/. Con quanta facilità supera gli ostacoli/...
Per me queste parole, che in realtà sono semplicissime, non sono concetti astrusi, filosofici, difficili da interpretare... È l'odio di cui questo tempo è permeato... Ecco: è questo che secondo me è incredibile di questi tempi che sono permeati di odio e troppo pochi se ne lamentano. E quando ho fatto il mio discorso in Senato, proprio alla fine di settembre, all'ingresso del nuovo governo, ho usato un termine completamente fuori luogo, completamente vecchio come me, perché non saprei che altro aggettivo usare, che è la parola «mitezza». La auspico anche per i governanti, la auspico lì, proprio in Parlamento, in Senato, perché anche lì abbiamo sentito e visto, a volte sbalorditi, personaggi avventarsi uno contro l'altro per temi di relativa importanza: per il prosecco, per esempio, come se si trattasse di una questione di vita o di morte. E proprio da lì dovrebbe venire l'esempio di una civile convivenza. Penso ovviamente anche alla lettera dell'articolo 3 della nostra santa Costituzione, che dice quanto ognuno di noi abbia il diritto di essere se stesso e il dovere di non fare del male all'altro per nessun motivo, mai. E voglio rivolgere un pensiero anche al mio mestiere di madre.
Io certamente non sarò stata con i miei una grande educatrice: avendo sperimentato cose terribili e temendo in ogni modo la presenza, nel cuore dei miei figli, di qualsiasi ombra di male, non sono stata una madre permissiva, piuttosto il contrario. Ero quindi una madre piuttosto severa, e penso che i miei figli ne abbiano anche in parte sofferto e che devo farmi perdonare da loro, rispetto a diverse circostanze. Viceversa, i miei figli, e quelli della loro generazione, che sono presenti questa sera in gran numero, io penso siano stati e siano, nei confronti dei loro figli, sarebbero in questo caso i miei nipoti, di un lassismo preoccupante... Su questo mi esprimo con prudenza, come deve sempre fare una nonna, rispettando le scelte dei genitori. Ma mi sembra che oggi ai ragazzi tutto sia permesso, tutto sia lecito.
L'educatore di una volta, soprattutto il genitore, usava dare anche qualche sculaccione e se ne prendeva la responsabilità: comunicava anche così, a malincuore, l'importanza di certe scelte e la gravità di certi
errori. Oggi c'è forse un'eccessiva tendenza a proteggere i piccoli da ogni prova e da ogni tensione, mentre io, quando ero severa, non mi sentivo in colpa, ma ero convinta di servire, in quei momenti, un bene più grande.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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