"È una situazione da risolvere prima possibile. Deadline? La prossima settimana". La prima promessa della neo sindaca di Roma, Virginia Raggi, riguarda l’emergenza migranti nata in via Cupa, vicino all’ex centro Baobab, chiuso nel 2015 dopo gli attentati di Parigi a seguito dei controlli delle forze dell’ordine sui profughi non identificati. "Dobbiamo ritornare all'interno di un percorso di legalità e trovare dei posti dove ricollocare queste persone che vivono in strada in condizioni disumane e igienico sanitarie pessime, ci sono anche donne e bambini. Queste persone non possono stare per strada" aveva detto la Raggi cinque giorni fa.
L'emergenza migranti in via Cupa
A due giorni dalla scadenza della ‘deadline’ decisa dal primo cittadino della Capitale siamo andati in via Cupa dove abbiamo trovato cittadini inferociti e una situazione sanitaria ancora drammatica dovuta al fatto che, da settimane, lì vivono, mangiano e dormono ben 400 migranti transitanti.
Appena si arriva si vedono materassi buttati per la strada, abiti appesi sugli alberi ma soprattutto una puzza insopportabile dei bagni chimici posti all’angolo con via Tiburtina, che hanno continue perdite d’acqua. I residenti sono letteralmente prigionieri a casa loro. Non riescono ad affittare le loro case, molti negozianti sono costretti a tenere chiuse le loro attività, il meccanico di via Cupa si trova impossibilitato a uscire nel caso riceva chiamate per interventi notturni.
La notte, infatti, via Cupa viene chiusa dagli attivisti del Baobab dalle 23 fino alle 7 del mattino con un tubo messo sopra alcune sedie per bloccare il passaggio della strada. I residenti raccontano che qualche giorno fa per far passare due motorini intorno alle 23,15 è stato chiamato persino il questore. In sua vece è arrivato un funzionario della polizia e i residenti hanno scoperto che gli attivisti del Baobab avevano ricevuto un’autorizzazione verbale dalla polizia per chiudere via Cupa che, oltretutto, è una strada privata. “Noi abbiamo fatto anche un esposto ma non abbiamo ricevuto risposta”, dice Valeria, madre di un bambino di sei anni, che racconta la sua paura di uscire di casa.
“Ci sono 400 persone - aggiunge - e succede un po’ di tutto. La polizia ha persino portato via una sega. Sono frequenti i litigi, le accoltellate e le risse” (guarda il video). Anche gli agenti della guardia di finanza che presidiano la zona non capiscono perché non si sia ancora provveduto allo sgombero e uno di loro rivela: “Questa è un polveriera pronta a esplodere in qualsiasi momento”. Anche le attività commerciali del vicino piazzale delle Crociate hanno subito una perdita di guadagno del 60% perché la piazza è letteralmente invasa dai migranti che vi stazionano da mattina a sera.
L'Ittiogenico come soluzione alternativa
Le istituzioni sono a lavoro per trovare una soluzione alternativa e la Regione ha messo a disposizione l’ex Stabilimento Ittiogenico, chiuso dal 2007. Soluzione condivisa anche dagli attivisti del Baobab che, a detta del Ministero dell’Interno, avrebbero creato questa emergenza proprio per ottenere la concessione di quell’immobile.
In risposta ad un’interrogazione parlamentare, dal Viminale si evidenzia che “sia le modalità di arrivo degli stranieri che i contenuti emersi durante i colloqui intercorsi fra il personale di polizia e i volontari presenti, fanno ritenere che la situazione di concentrazione di persone abbia avuto lo scopo di ottenere in via emergenziale un assenso all'utilizzo del vicino ex Stabilimento Ittiogenico di proprietà della regione Lazio". Anche secondo Lorenzo Mancuso, presidente del Comitato cittadini stazione Tiburtina, “questa emergenza è stata creata ad arte dagli attivisti al solo scopo di ottenere dalle Istituzioni un immobile in concessione” soltanto “per poter svolgere le proprie attività che, poi, come sappiamo, vanno a finire nel classico centro sociale che è un’attività para commerciale all’interno”.
“Tutto – attacca Mancuso - si è palesato politicamente quando Fassina, a inizio giugno, è sceso in prima persona per evitare lo sgombero dei migranti su via Cupa che erano appena una cinquantina”. Un numero di migranti facile da spostare tanto che il prefetto aveva trovato la soluzione “ma loro si sono opposti perché senza migranti come fanno a ottenere l’Ittiogenico? Non hanno più il pretesto”.
Il diverbio con gli attivisti del Baobab
Dopo aver raccolto queste gravi accuse siamo andati alla ricerca dei responsabili del Baobab per avere una controreplica. Li abbiamo trovati all’interno di un bar che si trova in una via limitrofa a via Cupa e ci siamo avvicinati con l’intento di presentarci e porre loro alcune domande.
“Questa è una riunione privata”, ci hanno detto subito facendoci capire che non eravamo i benvenuti e non lasciandoci il tempo di presentarci. A quel punto ci siamo messi in un tavolino non molto distante da dove si trovavano loro perché volevamo sentire e perché in un locale pubblico dei clienti come possono cacciar via altri clienti?, abbiamo pensato. Sta di fatto che hanno subito capito che eravamo giornalisti e uno di loro, che ci ha riconosciuti, ha detto: “Come vi sfogherete dopo che vi sarà lo sgombero?”, mentre un altro ha detto: “Ah, siete voi che giravate col cellulare a fare foto e video con quei razzisti e nazisti”, ha detto riferendosi ai residenti e ai membri del Comitato che ci hanno accompagnati.
Dopodichè sono usciti dal locale e, perciò, l’unica possibilità che abbiamo di avere una replica del Baobab alle accuse del Ministero dell'Interno è quella di riportare uno stralcio del comunicato che hanno reso pubblico alcuni giorni fa. "Dal testo si evince una superficiale conoscenza della realtà dei fatti relativi a via Cupa e una mancanza di rispetto verso le cittadine e i cittadini che nell’ultimo anno hanno sopperito all’assenza dei servizi che dovrebbero, invece, essere garantiti dalle istituzioni preposte" si legge nella loro nota.
“L’insinuazione che le attiviste e gli attivisti di Baobab Experience abbiano speso e stiano spendendo tempo ed energie per ottenere questo spazio è offensiva e manca totalmente di rispetto a quegli stessi cittadini che il Ministero dell’Interno dovrebbe rappresentare e tutelare”, scrivono gli attivisti del Baobab. “Il Ministro –si legge ancora nella nota - si dimostra totalmente ignorante in merito, in quanto il suddetto immobile è stato individuato da volontarie e volontari dell’associazione Baobab Experience solo dopo il colloquio avvenuto in Campidoglio il 6 dicembre 2015 con l’allora commissario straordinario” Francesco Paolo Tronca.
Residenti discriminati dalle istituzioni
Come andrà a finire si saprà, probabilmente, tra pochi giorni ma l’ipotesi di uno sgombero dei migranti transitanti sembra allontanarsi. Il neo assessore alle Politiche Sociali, Laura Baldassarre, è all’opera per trovare una soluzione condivisa insieme agli attivisti del Baobab, con i quali avrà un incontro anche lunedì prossimo, mentre le voci dei residenti rimangono inascoltate.
Per giovedì i cittadini, proprietari della via privata, hanno chiesto alla questura l’autorizzazione per svolgere un’assemblea in strada, ma tale richiesta è stata negata. “Per la stessa sera – denunciano dal Comitato cittadini stazione Tiburtina - senza autorizzazione gli attivisti hanno programmato una festa pubblicizzata anche su internet.
Nei prossimi giorni prenderemo esempio dall’icona della legalità Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli, e anche noi svolgeremo in Via Cupa manifestazioni con le sue stesse autorizzazioni che non ci risulta ci siano state. Siamo in piena legge della Giungla dove gli unici però che devono rispettare le regole sono gli onesti cittadini, purtroppo per le autorità la pazienza è terminata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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