"Dalla Russia con amore" per raccogliere informazioni sul Covid-19? La missione organizzata dalla Russia per assistere l'Italia in piena pandemia è diventata un caso ed è finita al centro delle polemiche, messa in ombra dai dubbi dello spionaggio.
E a rivelare ulteriori indizi sulla missione ci ha pensato il direttore sanitario di una Rsa nella zona di Bergamo, che ha preferito rimanere anonimo, e che a Repubblica ha fornito qualche dettaglio in più. "Ci hanno offerto di fornire dei tamponi che poi avrebbero processato in autonomia", ha spiegato il direttore sanitario- Loro dicevano che disponevano di un laboratorio militare e che ci avrebbero pensato da soli, che ci potevano fornire un servizio utile Io però ho pensato subito che quei dati potevano essere usati per fare delle ricerche, che insomma non si trattava solo di solidarietà". Secondo Repubblica, il prelievo sulle persone ricoverate nelle Rsa sarebbe potuto servire loro per ottenere informazioni sul virus.
Ma il direttore sanitario, insospettitosi per l'offerta del contingente venuto da Mosca, ha chiesto aiuto all'Esercito, per capire se potesse accettare l'offerta di tamponi, che in quel periodo scarseggiavano. "Noi li stavamo cercando come l'oro- spiega ancora a Repubblica- ma io ho avuto dei dubbi sulla proposta russa e ho voluto parlare prima con l'Esercito. Ho spiegato a un colonnello cosa mi avevano offerto e lui mi ha confermato che era meglio non accettare e di limitarci alla sanificazione". Il tentativo di prelievo sarebbe avvenuto ai primi di aprile del 2020, quando i militari russi erano intervenuti nelle Rsa per sanificare la struttura nei pressi di Bergamo. "Ma so che quello che è accaduto nella mia struttura non è un caso isolato- ha dichiarato a Repubblica il direttore sanitario-le richieste sono state fatte dai russi anche ad altre Rsa. Ma l'Esercito poi si è mosso per avvisare le varie strutture".
Secondo un'inchiesta di Repubblica, il laboratorio mobile russo, utilizzato durante la missione in Italia, sarebbe stato "il cuore dell'attività di spionaggio batteriologico per carpire le informazioni sulla pandemia e mettere la Russia in grado di allestire i piani di risposta". Il laboratorio, il cui accesso è stato vietato al personale italiano, avrebbe contenuto le attrezzature necessarie ad analizzare i campioni prelevati e a trasmettere le informazioni sul virus, non ancora arrivato in Russia, attraverso canali criptati.
La missione "Dalla Russia con amore" iniziò il 21 marzo 2020, quando all'aeroporto di Pratica di Mare arrivarono i dispositivi necessari per affrontare la pandemia, che all'epoca erano intraovabili in Italia. Si tratta di mascherine, tamponi e materiale di protezione dal nuovo coronavirus. Oltre a questo, erano sbarcati i militari russi, con il compito ufficiale di portare aiuti alla zona di Bergamo, allora la più colpita dalla pandemia.
Tra i miltari arrivati c'era anche il generale Sergey Kikot, comandante della spedizione e numero due dei reparti chimico-batteriologici di Mosca. Sarebbe stato lui, secondo quanto riportato da Repubblica, che riferisce anche di un video, a guidare le operazioni nella struttura vicino a Bergamo. La missione si concluse il 7 maggio 2020.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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