È di qualche giorno fa la notizia che i legali di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, non potranno accedere ai numerosi reperti per cui avevano fatto richiesta e ciò impedirà quindi un’eventuale revisione del processo a carico del muratore.
Bossetti ha scritto una lettera di sfogo, che è stata letta nella puntata di ieri di “Quarto grado”. L’uomo ha spiegato che gli siano state chiuse in questo modo tutte le porte, che lui sperava nella "ripetizione di questo benedetto sacrosanto esame scientifico”, di come la giustizia italiana gli abbia portato via tutto quello che aveva di più caro e di come sia ingiusta l’attribuzione della colpevolezza nei suoi confronti.
“Ti parlo col cuore in mano - ha scritto Bossetti - Col cuore di chi a oggi non sa più per come e per quanto possa in gran parte definirsi. Ebbene sì, a oggi, di fronte a te c’è un qualcuno, un qualcosa che si sente non considerato, ignorato e calpestato. Abbandonato da un importate ‘diritto di difesa’ che per qualunque singolo cittadino di questo Paese aspetterebbe di avere per potersi difendere”. Bossetti sperava infatti nella revisione del processo che ha portato alla sua condanna e l'esame dei reperti, forse, avrebbe potuto consentirglielo.
Nei giorni scorsi, come riporta Adnkronos, Bossetti ha denunciato i magistrati di Bergamo per depistaggio. L’intenzione dei legali del muratore è inoltre quella di presentare un quarto ricorso in Cassazione. Gli avvocati di Bossetti hanno accusato i magistrati di frode processuale alla Procura di Venezia: l’ipotesi percorsa dalla difesa di Bossetti è che siano state occultate 54 provette con il Dna del muratore, provette che avrebbero appunto inchiodato Bossetti. In precedenza gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini avevano sporto anche denuncia contro i Ris, accusando di omissione in atto d’ufficio per non aver consegnato i file con le immagini in alta risoluzione dei reperti. I magistrati si difenderanno e accusano a loro volta Bossetti di calunnia.
Yara Gambirasio era scomparsa dalla Bergamasca il 26 novembre 2010 e il suo corpo, rinvenuto lontano dalla località in cui era stata vista per l’ultima volta, fu ritrovato solo il 26 febbraio 2011.
A seguito delle indagini sui reperti fu isolato il Dna di Ignoto 1, dal quale si è giunti poi all’identità di Massimo Bossetti. Il muratore è stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Cassazione il 12 ottobre 2018, ma ha sempre proclamato, e continua a farlo, la propria innocenza in merito all’accusa di omicidio della minore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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