Era il 1943, quando nella periferia di Rossosch, in Russia, faceva perdere le proprie tracce l’alpino Pietro Ramoino, 22 anni, originario di Pontedassio, piccolo centro dell’immediato entroterra di Imperia. Stamani, a distanza di settantacinque anni, finalmente sono stati celebrati i funerali e le sue ossa, tornate in Italia il 23 giugno scorso, hanno ricevuto degna sepoltura nella cripta della locale cappella.
Una cerimonia, che non a caso è stata organizzata per oggi, 3 novembre 2018, nel centenario della fine della Grande Guerra. Una data simbolica, certo, che tuttavia chiude un capitolo di storia, quello di un “autiere” partito giovanissimo per il fronte e mai più tornato. Da una indagine storica risulta che Pietro è morto, durante la tragica Ritirata di Russia.
“Venne dato per scomparso in concomitanza con il respingimento degli italiani dal fronte orientale - spiega Gianpaolo Nichele, del Gruppo Alpini di Pontedassio, organizzatore della cerimonia -. Le ossa di Pietro sono state ritrovate grazie anche all’interessamento dell’alpino in congedo Ferdinando Sovran, che in questi anni tanto si è adoperato per portare a casa le salme dei nostri connazionali caduti in Russia”. Le sue spoglie sono approdate a Cargnacco (Udine) assieme a quelle di altri cento soldati italiani dati per dispersi, ma soltanto per sei di loro è stato possibile dare anche un nome e un volto.
“E’ stato possibile riconoscerli chi dalle piastrine, chi da un documento plastificato - prosegue Nichele - o dalla divisa”. La cerimonia si è aperta alle 9.30 con una messa nella locale parrocchia, alla presenza delle massime autorità civili e militari.
A partire dal Prefetto di Imperia, Silvana Tizzano, per proseguire con il sindaco di Pontedassio, Franco Ardissone, che ha fatto gli onori di casa. E poi, il generale Marcello Bellacicco, vicecomandante delle truppe Alpine e i vertici delle forze dell’ordine. Per la famiglia era presente anche Bianca Ramoino, 81 anni, sorella di Pietro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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