India, bambina di 10 anni stuprata dallo zio e incinta: non può abortire

La Corte Suprema indiana ha vietato alla famiglia di una bambina di 10 anni di abortire dopo lo stupro da parte dello zio: lo prevede la legge

India, bambina di 10 anni stuprata dallo zio e incinta: non può abortire

Hai 10 anni, sei rimasta incinta dopo lo stupro di tuo zio e la tua famiglia vuole farti abortire? Non puoi. È quanto succede in India, dove lo scorso 28 luglio la Corte Suprema del Paese ha rigettato la richiesta della famiglia di una bambina di 10 anni di farla abortire dopo essere rimasta incinta dello zio, che l'aveva stuprata. Per scrivere la sentenza di diniego la Corte ha applicato la legge indiana, che proibisce gli aborti dopo la ventesima settimana di gravidanza a meno che la vita della madre non sia a rischio. Lo riporta il Post.

La richiesta di interruzione di gravidanza presentata dalla famiglia è arrivata a poche settimane dalla data del parto, dato che i genitori della bambina - che è un po' sovrappeso e fino a quel momento stava bene - si sono resi conto della gravidanza solo tre settimane fa, dopo che la piccola aveva cominciato ad accusare dei dolori nella parte bassa dell'addome.

Lo zio responsabile dello stupro è stato arrestato e sarà processato. Sul suo conto, il padre della bambina ha dichiarato: "Voglio che sia severamente punito. Dovrebbe essere condannato alla pena di morte o tenuto in prigione per il resto della sua vita. Ha ammesso il suo crimine, ma non ci ha mai chiesto scusa".

La famiglia della bambina risiede nella regione di Chandigarh, nel nord del Paese, ha mezzi modesti e vive in un appartamento di una sola stanza. Una vita misera ma tutto sommato normale, almeno fino alla notizia della gravidanza della piccola, che ha attirato l'attenzione mediatica dell'opinione pubblica e di centinaia di giornalisti.

Ormai la piccola è arrivata a 32 settimane di gravidanza, 12 in più del limite di 20 settimane entro le quali in India è ammesso ricorrere all'aborto. In situazioni normali, il limite delle 20 settimane non vale qualora la vita della futura madre possa essere messo a rischio dalla gravidanza, ma nel caso della bambina di 10 anni c'è il problema opposto.

Infatti, nel dispositivo della sentenza si legge che sarebbe l'aborto e non il parto a rappresentare un pericolo per la vita

della piccola. Dunque la Corte si è assunta la responsabilità di negare alla famiglia della bambina il diritto di ricorrere all'interruzione di gravidanza per cancellare il reato commesso dallo zio, un cugino della madre.

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