James Jesus Angleton: è online la quarta puntata del podcast

James Jesus Angleton, per gli amici Jim, fu l’uomo cerniera tra i servizi segreti americani e quelli inglesi. La sua vita straordinaria ha ispirato numerose pellicole e libri

James Jesus Angleton: è online la quarta puntata del podcast

Storie incredibili, dalla seconda guerra mondiale alla Prima Repubblica, tra depistaggi, doppiogiochismo, fiumi di denaro e morti sospette. Professione 007 è la serie podcast nata dalla collaborazione tra Dark Side – storia segreta d’Italia e ilGiornale.it. Una nuova puntata qui ogni martedì alle 14.

La Jeep imbocca la strada contromano a velocità folle, schivando macerie e passanti che si gettano a bordo strada. L’uomo al volante è sudato, quello al suo fianco gli urla di fare presto. Con uno stridio di gomme, il mezzo si ferma di fronte a un palazzo. Il passeggero scende e sotto i suoi scarponi militari calpesta dei bossoli ancora caldi. Il portiere del palazzo è circondato da partigiani armati fino ai denti e quando lo vede, il suo sguardo è uno sguardo di supplica. L’uomo si avvicina, i partigiani si voltano sorpresi: «Qui non potete entrare», dice in un italiano perfetto. Gli animi si scaldano, le canne dei fucili danzano di fronte alla sua faccia, ma alla fine la spunta. I partigiani si allontanano. L’uomo sa che è questione di poco prima che tornino indietro. Salendo le scale tre gradini alla volta, arriva di fronte a una porta aperta. Ad attenderlo, un uomo dal volto di ghiaccio: «Comandante Borghese, venga con me».

James Jesus Angleton è un personaggio da film e in effetti ha ispirato numerose pellicole e altrettanti romanzi di spionaggio. Laureatosi a Yale, giovanissimo viene arruolato nell’OSS (Office of Strategic Service), organo antesignano della CIA, e dal 1941 al 1943 viene spedito a Londra, alle dipendenze del Secret Intelligence Service.
In terra d’Albione, tra i suoi mentori c’è Kim Phylby, un pezzo da novanta dello spionaggio di Sua Maestà.

Uomo cerniera tra i servizi segreti americani e quelli inglesi, Angleton, per gli amici Jim, viene spedito a Roma nell’autunno 1944, dove stabilisce il suo quartier generale in via Sicilia. Il suo compito nella Capitale appena liberata, è quello di serrare le fila utili a un futuro controllo capillare del ventre molle d’Europa, come Churchill aveva definito l’Italia. Un obiettivo per il quale Angleton non esita ad aiutare ex nazisti in fuga, per cercare di reclutarli nella sua “rete” spionistica.

È il caso di Eugene Dollmann, colonnello delle SS coinvolto nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, e di Eugen Wenner, braccio destro del generale Karl Wolff, comandante delle SS in Italia. Un documento proveniente dagli archivi della CIA e recentemente secretato, che ilGiornale.it è in grado di pubblicare per la prima volta, ricostruisce il ruolo di Angleton nel salvataggio di Dollmann e Wenner. Dopo un lungo confino, i due fuggirono da un campo alleato di prigionia nel 1946.

Nell’agosto dello stesso anno, Angleton apprende dal barone Luigi Parilli, uomo d’affari vicino al fascismo e al Vaticano, che l’intelligence militare italiana aveva in custodia Dollmann e Wenner a Milano, per poi utilizzarli per screditare gli alleati. Angleton riuscì a sottrarre i due nazisti alle autorità militari italiane e portarli a Roma, fornendo loro una falsa identità. Un piano che però andò a vuoto: su pressione del PCI, Dollmann fu catturato, nonostante Angleton avesse provato a farselo consegnare.

L’Italia, dunque, va tenuta sotto tutela. E per questo Angleton lavora per riunificare le logge massoniche, stringe contatti con la mafia e arruola un esercito di personaggi ambigui, a metà strada tra lo spionaggio, il terrorismo e la delinquenza comune. Arruola anche degli sbirri, tra i quali spicca un giovane Federico Umberto D’Amato. La sua più imponente operazione sul suolo italiano è forse il “Piano Edera”: un’opera d’infiltrazione ed effettivo arruolamento di uomini della Decima Mas e del suo comandante, il principe Junio Valerio Borghese.

Il principe nero diventa di fatto un agente americano nella primavera del 1945, quando il comandante della Decima Antonio Marceglia gli porta una proposta di Angleton in persona: se avesse accettato di collaborare con gli Alleati, sarebbe scampato a un attentato che era già stato predisposto contro di lui a Milano. Borghese accetta e fornisce ad Angleton diverse informazioni sui movimenti dei nazifascisti, compresa la mappa delle mine piazzate nel porto di Livorno. La missione del capitano Marceglia è descritta nel dettaglio in una relazione di suo pugno, proveniente sempre dagli archivi della CIA e qui presentata per la prima volta.

Il documento testimonia di quanto, alla fine della guerra, la situazione sia “fluida”, specie nel Nord Est, con i partigiani, la Decima Mas di Borghese ma soprattutto i partigiani slavi, che rappresentano un incubo per gli Alleati e che ormai hanno soppiantato i tedeschi nel ruolo di nemici da abbattere.

Il 26 aprile 1945, la Decima Mas depone le insegne e Angleton andrà di persona a prelevare Borghese a Milano salvandogli la vita. Questo perché, come rivela un documento desecretato dei National Archives, il governo Usa aveva un “long term interest”, cioè un interesse a lungo termine ad avvalersi della sua collaborazione. E in effetti, il Principe è l’unico fascista ad essere stato salvato dall’OSS. Che punta proprio su Borghese per avere un punto di riferimento nella lotta all’avanzata comunista. Lo ammetterà candidamente lo stesso Angleton trent’anni dopo in un’intervista rilasciata al settimanale Epoca nel numero dell’11 febbraio 1976. Le rivelazioni dell’ex capo dell’OSS in Italia fecero rumore tanto che la CIA acquisì l’articolo, accludendo la traduzione in inglese, che ilGiornale.it qui mostra in anteprima.

E in effetti Angleton era stato il principale referente di una struttura in funzione anti-comunista destinata a reclutare uomini della Repubblica Sociale Italiana. Una struttura battezza Stay-Behind, quasi una progenitrice di Gladio, che emerge nelle indagini condotte nella metà degli anni ’90 sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974. A “fotografare” questa struttura e un documento inedito, qui riportato per la prima volta, redatto dal Ros dei Carabinieri il 3 Gennaio 1996.

Finita la guerra, Angleton diventa capo del controspionaggio a Roma, dove briga per arruolare alla causa atlantica ex repubblichini e la rete spionistica dell’Ovra fascista. Ma non solo: è sempre lui a organizzare il rientro in Italia del mafioso Lucky Luciano e a gettare le basi del narcotraffico internazionale tra Europa e America e del relativo riciclaggio degli enormi fiumi di denaro da esso derivanti.

Nel 1948 torna in America e finisce alle dirette dipendenze di quello che sarà il suo nuovo mentore: Allen Dulles.
Divenuto capo del controspionaggio della neonata CIA, insieme a Dulles, Angleton dà vita a quella che può essere definita la “CIA nella CIA”, il braccio armato – e illegale – del servizio segreto statunitense. Nel mentre passa la maggior parte del suo tempo a dare la caccia agli infiltrati del KGB a Washington e sarà motivo di grande imbarazzo quando, nel 1963, il suo mentore inglese, Kim Phylby, fuggirà a Mosca svelando la sua natura di agente doppio.

Sempre più paranoico, Angleton vede spie sovietiche ovunque e non si fida più di nessuno. La sua diventa realmente una CIA parallela, fin quando, sospettato lui stesso di essere un infiltrato del KGB, il nuovo direttore della CIA, William Colby, caccia dall’agenzia lui e tutti gli agenti a lui fedeli. È il 1974. Nello stesso anno a Madrid muore Junio Valerio Borghese e in Italia viene sciolto l’Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D’Amato.

Coincidenze? Giudicate voi. Certo è che quel filo rosso intessuto durante la guerra con Borghese e gli ex fascisti non si spezzerà mai. Anzi, è tanto consistente che è in piedi sino agli anni ’70. A sostenerlo è Vincenzo Vinciguerra, ex membro dell’organizzazione di destra Avanguardia Nazionale, il principale “pentito” della destra extraparlamentare. Nel verbale ai Carabinieri del Ros del 1995, che ilGiornale.it è in grado qui di presentare per la prima volta, Vinciguerra pone l’accento sui rapporti tra Borghese e Avanguardia Nazionale negli anni ’60 e fa un accenno ad un legame di Angleton col Mossad, il servizio segreto israeliano.

L’ombra di Angleton si allunga anche su un’altra organizzazione a cavallo tra intelligence ed estrema destra, l’Aginter Presse, con sede operativa a Lisbona.

Ad accennare ai legami dell’ex capo dell’OSS con l’Aginter Presse, in un documento inedito dei Carabinieri del Ros, è Guido Giannettini, “l’agente Z”, coinvolto nella strage di Piazza di Fontana del 12 dicembre 1969.

Inseguito dai suoi fantasmi e operativo sotto traccia fino alla fine, James Jesus Angleton muore nel 1987 e chissà cosa potrebbero rivelare su di lui e sulle sue attività i documenti ancora segreti della CIA.

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