L'ammiraglio di Mare nostrum: "Corridoi umanitari, non ong"

L'ammiraglio De Giorgi: "No a un nuovo Mare nostrum: con le Ong la situazione è cambiata. Servono corridoi umanitari"

L'ammiraglio di Mare nostrum:  "Corridoi umanitari, non ong"

Non una riedizione di Mare nostrum, ma l'apertura di corridoi umanitari che permettano di salvare chi fugge da guerre e persecuzioni, oltre a misure per permettere alla Libia di recuperare la stabilità politica necessaria a fermare il fenomeno migratorio.

A dirlo è l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina e responsabile della missione Mare nostrum varata nel 2013 dal governo Letta proprio per fronteggiare l'emergenza immigrazione e le morti in mare.

"Le condizioni sono cambiate, quella missione non sarebbe più possibile", dice all'Adnkronos l'ammiraglio, "Abbiamo un'altra situazione dal punto di vista operativo. L'obiettivo di quel dispositivo, che interveniva nell'area di Lampedusa a 60 miglia dalle acque libiche, era umanitario per evitare che i barconi naufragassero provocando centinaia di vittime. Altri obiettivi erano l'arresto degli scafisti, affrontare in tempo problemi sanitari e la segnalazione dei migranti che sbarcavano".

Ora però, con il codice firmato tra organizzazioni non governative e Viminale, la situazione è diversa: i migranti non vengono soccorsi al loro arrivo, ma sanno già che partendo - anche in condizioni precarie - verranno ripescati e salvati appena usciti dalle acque libiche: "Ora le Ong, posizionandosi in prossimità della costa libica, creano una situazione diversa", dice De Giorgi, "I migranti si avventurano sapendo che troveranno chi li porterà in salvo".

Inoltre, per l'ammiraglio è necessario "distinguere il soccorso in mare, che va garantito sempre, dalla destinazione di chi viene soccorso". "Non deve essere automatico che le persone soccorse siano portate nel Paese della nave che ha effettuato il salvataggio", avverte, "Le convenzioni internazionali sono state pensate per naufragi di navi in transito e non per un esodo migratorio di questa portata.

È necessario organizzare corridoi umanitari con la sorveglianza dell'Italia e degli altri Paesi europei e aiutare la Libia a ripristinare la stabilità politica. Bisogna fare accordi e garantire l'asilo ai richiedenti che ne hanno diritto".

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