L'atleta aggredita: "Pensavano fossi una prostituta, non cercavano me"

L'atleta aggredita ritiene che non si trattasse di un'aggressione mirata: "Non credo cercassero me ma più in generale una ragazza di colore"

L'atleta aggredita: "Pensavano fossi una prostituta, non cercavano me"

"A me non piace usare la carta del razzismo, ma credo che questa volta è così - esordisce così Daisy Osakue, l'atleta italiana di colore aggredita la notte scorsa a Moncalieri, in provincia da Torino - Semplicemente perché quella zona tutti la conoscono perchè ci sono prostitute di colore. Peccato che io non sono una prostituta. Perché se fosse stata una prostituta non avrebbe neppure denunciato. Invece io voglio che tutti sappiano e che questi ragazzi vengano presi" (guarda il video).

Parlando con i giornalisti appena uscita dal pronto soccorso, l'atleta assicura che andrà comunque a Berlino, dove sono in programma i campionati europei di Atletica e che fra due giorni si sottoporrà a un nuovo controllo all'ospedale oftalmico di Torino. Quindi giovedì, auspica, potrà riprendere gli allenamenti.

"Credo che non cercassero me - aggiunge intervistata da La Stampa - ma più in generale una ragazza di colore. In quella zona ci sono molte prostitute di origine africana, probabilmente volevano colpire una di loro per fare una bravata. Sono molto arrabbiata.

Mi sembra una cosa vergognosa, voglio subito lanciare un appello per smuovere le acque. Bisogna trovarli, è assurdo che una persona non possa camminare da sola alla sera a Moncalieri. Una persona dovrebbe essere tranquilla e libera senza essere aggredita".

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