Ha sequestrato per circa 24 ore una mediatrice culturale dopo averla legata con delle lenzuola ed una cinghia, imbavagliata con del nastro adesivo e minacciata con un coltello da cucina: per questo motivo il responsabile, un richiedente asilo marocchino, si trova ora dietro le sbarre del carcere di Mantova. Dovrà rispondere davanti al giudice delle accuse di violenza privata, rapina, lesioni personali e sequestro di persona.
L'inquietante episodio si è verificato nel corso della notte tra martedì 20 e mercoledì 21 aprile all'interno di un'abitazione messa a disposizione del responsabile, il 42enne E.B., dalla cooperativa Alce Nero. All'interno dell'appartamento, sito nel quartiere di Formigosa, il nordafricano, nel nostro Paese da poco più di un anno, stava scontando una condanna agli arresti domiciliari. Condanna comminatagli a seguito di una rapina impropria compiuta nel mese di giugno dello scorso anno: colto sul fatto da un vigilante mentre arraffava dei cosmetici dagli scaffali di un negozio del centro commerciale "La Favorita", il marocchino aveva reagito in malo modo scagliandosi contro di esso.
Riconosciuto colpevole del reato ascrittogli, il marocchino ha iniziato a scontare i domiciliari presso l'abitazione messa a disposizione dalla Cooperativa, ricevendo inoltre l'aiuto da parte di una mediatrice culturale di 35 anni, sua connazionale. La donna si era recata più volte in quella casa per assistere il richiedente asilo, senza che fosse mai accaduto nulla di spiacevole, almeno fino alla visita dello scorso martedì, quando quest'ultimo ha iniziato a molestarla pesantemente. La 35enne ha respinto le avances del connazionale, che la invitava a trascorrere la notte in sua compagnia. Per tutta risposta l'uomo ha chiuso a chiave la porta e le ha sequestrato borsetta e telefono cellulare per impedirle di chiedere aiuto. Inutile ogni tentativo di ricondurre alla ragione E.B. il quale, specie dopo aver assunto sostanze stupefacenti, è andato ancora più fuori controllo. Dopo ore di inutili trattative nel tentativo di riguadagnare la libertà, infatti, l'operatrice è stata addirittura legata con l'ausilio delle lenzuola e di una cinghia, quindi imbavagliata e tenuta sotto scacco con la minaccia di un grosso coltello da cucina.
Dopo quasi 24 ore di angoscia, la marocchina è riuscita a persuadere il sequestratore a farsi liberare per qualche minuto, giusto il tempo di uscire per acquistare una birra e delle sigarette nelle vicinanze dell'appartamento. Convinto di poterla controllare dal balcone, come da accordo, il magrebino ha dato il suo beneplacido.
Una volta fuori, tuttavia, l'operatrice è corsa in strada ed ha chiesto aiuto ad una passante, che ha contattato prontamente il 112. Sul luogo sono sopraggiunti in breve i carabinieri del Nor di Mantova ed un'ambulanza. Grazie all'intervento degli uomini dell'Arma il marocchino è stato tratto in arresto e trasferito nel locale carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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