Dieci persone uccise, legate, torturate, fotografate e vilipese post mortem. Una moglie a casa ignara di tutto. Una vita normale, un ruolo filantropico nella società. Una doppia personalità. Non è semplice riassumere la storia di Dennis Rader, serial killer statunitense noto con lo pseudonimo di Killer Btk (acronimo di “bind, torture, kill” che significa “lega, tortura, uccidi”). Tra il 1974 e il 1991 Rader commise 10 omicidi, tutti più o meno con la stessa modalità. E nonostante gli inquirenti disponessero del suo Dna l’uomo fu trovato solo grazie ai metadati di un floppy disk. La sua smania di fama aveva la stessa dirompenza del suo spirito assassino: un passo falso e la scarsa conoscenza dell’informatica lo tradirono, e Rader fu individuato, arrestato, chiuso in una cella.
Prima degli omicidi
Dennis Rader è stato in un certo sento un assassino anomalo. C’è ben poco del suo background che faccia pensare alla canonica genesi del serial killer. Ebbe una felice infanzia in una fattoria. Però ci sono due dettagli che, col senno di poi, non sfuggirono ai criminologi internazionali: da bambino torturava e uccideva piccoli animali e una volta fu umiliato dalla madre. Il sadismo verso gli animali è in effetti nella triade di Macdonald che individua tre comportamenti che identificherebbero la psicopatia.
Classe 1945, Dennis Rader ha trascorso gran parte della sua vita a Wichita in Kansas e nel suo hinterland. Per alcuni anni fu però in diversi angoli del globo: negli anni ’60, come riporta Britannica, fu infatti arruolato in aeronautica ma si congedò nel 1970, tornando nella sua città, dove si sposò, ebbe due figli e iniziò a svolgere vari lavori anche grazie a un diploma in elettronica: tra essi c’era una ditta che si occupava della sicurezza domestica e questo lo portò a viaggiare nei dintorni della contea di riferimento ma sempre in Kansas. Ebbe un ruolo attivo nella chiesa luterana della sua zona è fu capo dei “lupetti”, un'associazione tipo boy scout.
Gli omicidi
Tutto cambiò il 15 gennaio 1974, quando Rader uccise una famiglia di 4 persone a Wichita. Conosceva la madre della famiglia perché avevano lavorato per la stessa azienda. Si chiamavano Joseph, Julie, Joseph jr e Josephine Otero. Quest’ultima aveva 11 anni: fu soffocata e impiccata in cantina. Rader lasciò sulla scena del crimine il suo sperma, pur senza stupri o necrofilia nei confronti delle vittime.
Il 4 aprile successivo il killer uccise a coltellate Kathryn Doreen Bright, un’altra ex collega: il fratello della donna, che era con lei, riuscì a sfuggire all’omicidio ma rimase ferito da colpi di lama e di pistola. Rader lasciò un biglietto all’interno di un libro della locale biblioteca, rivendicando gli omicidi e firmandosi Killer Btk.
Nel 1977 furono uccise due altre donne molto giovani, entrambe strangolate: Shirley Ruth Vian Relford il 17 marzo e Nancy Jo Fox l’8 dicembre. Poiché i media non si stavano interessando, secondo Rader, al suo caso, scrisse una lettera a un’emittente televisiva del Kansas: “Quante persone devo uccidere prima di ottenere un nome sul giornale o qualche attenzione nazionale?”.
Rader tornò a cercare di uccidere ma fallì nel 1979, la vittima designata era Anna Williams: lui la attese a lungo ma la donna fece tardi a rientrare dal lavoro, così l’assassino si spazientì e se ne andò, restando “sopito” per alcuni anni.
Gli omicidi ripresero infatti nel 1985. La 53enne Marine Wallace Hedge fu strangolata il 27 aprile 1985: Rader ne portò il corpo all’interno della chiesa luterana cui apparteneva, di notte, fotografandola legata e in pose sadomaso. Le ultime due vittime furono Vicki Lynn Wegerie e Dolores Earline Johnson Davis, stragolate rispettivamente il 16 settembre 1986 e il 19 gennaio 1991, entrambe con le loro stesse calze. Aveva progettato un’undicesima vittima, ma fortunatamente il piano fallì. Non è stata mai nominata, ma si sospetta fosse una donna di nome Mary Capps.
L’arresto e il carcere
Nel 2004, a trenta anni dai primi omicidi, tutti credevano che il killer avesse smesso di colpire o fosse morto. Così Rader iniziò a inviare lettere e pacchi ai media locali per testimoniare la sua attività e di essere ancora in vita. Tra questi oggetti appartenuti alle vittime, disegni, fotografie, racconti degli omicidi e bambole addobbate per ricreare la scena del delitto.
A gennaio 2005 la svolta: Rader aveva inviato alla polizia un floppy disk con le testimonianze degli omicidi, ma al suo interno vennero trovati dei metadati che permisero di risalire a file cancellati, relativi alla chiesa luterana. Quei file erano stati creati e cancellati da un certo Dennis. Questo portò gli inquirenti a trovare il killer: avevano il suo Dna dai primi omicidi e fu confrontato con quello di Rader. Un mese dopo l’uomo confessò e a giugno fu condannato a 10 ergastoli.
Nelle sue dichiarazioni pubbliche, si è sempre ritenuto “sdoppiato”, come ci fossero due persone in lui, una delle quali commetteva “cose molto cattive”. La moglie, ignara, chiese il divorzio immediatamente dopo la confessione e le fu concesso in via eccezionale dal giudice. L’opinione pubblica non credette che la donna non potesse sapere, ma lo fece Stephen King, che provò a immaginare la sua storia nel racconto “Un bel matrimonio”. King scrive dell’alter ego letterario di Rader: “La cosa stupefacente di Bob era quanto lo facesse sembrare un fatto normale, come se le fantasie di tutti gli adolescenti comprendessero stupri e omicidi. E forse lo credeva”.
Durante questi anni di reclusione, Rader ha corrisposto con la psicologa forense Katherine Ramsland, che ne ha studiato il profilo. “Dennis Rader sfida l'idea che abbiamo sui serial killer - ha detto Ramsland al DailyMail - Era un padre di famiglia. Era un fedele, persino un presidente della sua congregazione della chiesa. Aveva un lavoro a tempo pieno. Faceva parte della sua comunità. Quindi dobbiamo stare attenti ad alcuni degli stereotipi che formiamo su questo tipo di criminali”.
Interrogandosi sul background del Killer Btk, la psicologa è riuscita a scoprire del trauma dell’umiliazione materna. "È qualcosa di cui parla ancora, anche oggi - ha chiarito l’esperta - E non abbiamo studiato molto l'umiliazione come fattore nello sviluppo di criminali estremi. E penso che forse dobbiamo ripensarci. E sicuramente Rader ha avuto una prima esperienza nell'usare le corde per un'attività erotica”.
Ramsland ha anche aggiunto che Rader sentiva delle pressioni di tipo machistico su di sé: in quanto ragazzo avrebbe dovuto comportarsi in un determinato modo, ma di fronte alle donne scatenava la sua brutalità. L’assassino a volte dice di provare rimorso, ma fa parte della sua personalità.
“A volte è un buon padre di famiglia. A volte è un serial killer, un ladro o un bugiardo. A volte è il fedele che studia la Bibbia. Quindi dipende dal giorno in cui lo prendi se lo sentirai parlare di rimorso”, ha concluso Ramsland.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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