L'esercito dei guardoni hi-tech Dalle microcamere alle penne per sbirciare sotto le gonne

Chi nasconde una telecamera nel marsupio, chi attacca un micro webcam sulla scarpa, chi usa le penne per filmare: la lista dei voyeur tecnologici è lunga

L'esercito dei guardoni hi-tech Dalle microcamere alle penne per sbirciare sotto le gonne

Alvaro Vitali in confronto è un apprendista. Perché se prima si spiava dal buco della serratura, ora la nuova frontiera dei guardoni è hi tech. Niente più appostamenti dietro le porte, adesso la sbirciatina diventa ipertecnologica. Cellulari, telecamere ad alta risoluzione e microbiettivi nascosti nei posti più disparati sono i nuovi arnesi del mestiere. Cambiano i modi, ma alla fine la sostanza rimane sempre quella: guardare sotto la gonna di donne ignare o filmarle nei loro momenti più intimi. Una vera e propria manìa, oltre che un reato, che negli ultimi anni ha riempito le pagine di cronaca.

L'ultimo caso, riportato oggi dal Piccolo, è avvenuto nell'azienda Tripmare dove un impiegato si trova indagato con l'accusa di violenza privata. Motivo? Avrebbe installato una telecamera occulta (collegata al suo pc) sotto la scrivania di una collega. E così, sempre secondo gli inquirenti, al noioso lavoro affiancava una sbrirciatina alle grazie nascoste della giovane collega.

Ma come è stato detto, la lista dei voyeur tecnologici è lunga. Nel giugno dell'anno scorso, a Ostia, un egiziano di 50 anni, da venti residente sul litorale romano, è stato colto in flagrante mentre filmava le parti intime delle mamme intente a giocare con i propri figli nel parco di via Vannutelli. Nel gergo degli internauti questa “perversione” si chiama upskirt e consiste nel riprendere sotto le gonne nei luoghi più assurdi. Un fenomeno che costituisce il reato di molestie sessuali.

Ma ai guardoni questo interessa poco e, pur di raggiungere lo scopo, sperimentano i luoghi più assurdi e le modalità di azione più originali. Come quelle adottate da un 40enne di Matera che nel 2009 percorreva le strade della città per tutto il giorno, individuava una donna, la seguiva e, con una piccola telecamera posizionata nel marsupio, riusciva a spiare sotto la gonna.

Ma i piani d'azione di M.W.A, camionista 47enne di nazionalità tedesca erano di una spanna sopra. Il 15 settembre 2009 infatti si aggirava per un supermercato di Brembate, in provincia di Bergamo, con una telecamerina nascosta nel carrello della spesa, precisamente in una scatola di caramelle. Così, avvicinava il carrello alla vittima prediletta e il gioco era fatto.

Ma, in termini di originalità e inventiva, probabilmente nessuno riuscirà mai a battere N.A, ingegnoso voyuer hi-tech di Capriate San Gervasio, sorpreso dai carabinieri mentre si aggirava nel 2009 tra le corsie dell’Iper di Brembate per cogliere vedute “nascoste” delle clienti. La sua tecnica era qualcosa tra il malefico e il geniale. Bastava che allungasse il piede e lo avvicinasse alla vittima per filmare l’agognato spettacolo. Come faceva? Semplice, sulla scarpa aveva legato il suo cellulare dotato di microtelecamera.

All’interno della categoria dei guardoni-hi tech c’è poi una sottocategoria che al brivido della diretta e dell'adrenalina - con annesso il rischio di essere beccati - preferisce invece godersi lo spettacolo al riparo da sguardi indiscreti. Sono guardoni più vili ma parimenti astuti. In genere posizionano una telecamera in un luogo sensibile, come può essere una toilette, una stanza da letto, un camerino o uno spogliatoio e si godono lo spettacolo on demand, direttamente sul loro computer, magari seduti sul divano di casa.

Quello che si configura in questo caso è il reato di interferenze illecite nelle vita privata. E anche qui di esempi se ne trovano a iosa. Come quello accaduto a Bologna, il 29 gennaio 2012. Dopo avere fatto alcuni lavori nell'appartamento di due studentesse, un idraulico e un elettricista hanno nascosto nel bagno una telecamera, attivabile a distanza via telefono e rimasta per due settimane puntata sul box doccia.

A Catania, invece il 17 luglio del 2010, un catanese di 30 anni aveva piazzato una webcam sotto il pavimento in legno dello spogliatoio del solarium comunale del lungomare di Catania. E la lista dei reati "morbosi" potrebbe continuare.

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