L’orrore di Capodanno a Milano non è solo la trama di un film già visto. Certo, c’è il precedente di Colonia nel 2016: 662 donne molestate o stuprate, 290 indagati in maggioranza immigrati. Episodi simili furono denunciati anche un anno dopo a Innsbruck, in Austria. E ancora Zurigo, Salisburgo, Helsinki: tutto già successo. Però le violenze di gruppo ai danni di nove ragazze ai piedi del Duomo meneghino appaiono più come il culmine di una nuova “guerriglia” urbana scatenata da vere e proprie gang locali, composte principalmente di giovani di origine straniera.
Non un "problema di ordine pubblico", ci tengono a far sapere fonti ben informate di polizia. Ma di criminalità vera e propria. Forse si manifesta solo in una forma diversa dal passato, che la pandemia ha contribuito a incancrenire: è come se il virus delle Banlieue parigine si fosse propagato anche da noi, con Milano e Torino capitali non esclusive di questo nuovo fenomeno.
Sotto la Mole gli investigatori le chiamano “bande fluide”, un insieme di giovani che dai quartieri periferici come Barriera di Milano, Mirafiori e Vallette “si spostano come un branco verso il centro città per rapinare e aggredire chi si trova isolato”. La tecnica è quella utilizzata anche per violare le ragazze in Duomo e riassunta così dal questore Petronzi: viene creata una “nuvola criminale intorno alle vittime, in un contesto di euforia e forte rumorosità” che confonde le vittime e garantisce copertura nella fuga. Non è un caso se su 18 perquisiti per i fatti di Capodanno, nove sono piemontesi: un filo rosso sembra legare le molestie milanesi ai furti che nel luglio del 2017, in occasione della finale tra Juventus e Real Madrid, portarono all’ondata di panico in Piazza San Carlo. Lo stesso dicasi per il 26 ottobre 2020, quando gruppi di giovani immigrati saccheggiarono i negozi del centro con la scusa di una manifestazione anti lockdown.
“Parliamo di almeno 4/5 gruppi molto numerosi”, fa sapere al Giornale.it un poliziotto. “In un anno abbiamo identificato 237 ragazzi, di cui 101 minorenni. La gran parte sono stranieri o figli di immigrati. E in questi giorni abbiamo arrestato uno dei capi, El Messaoui Marouane”. Venti anni, nato in Marocco, qualche arresto e denuncia sulle spalle, era convinto che la polizia non potesse “fargli niente”. È solo uno dei tanti. “La situazione è peggiorata negli ultimi due anni - aggiunge l’agente - da quando queste bande di magrebini hanno cominciato a riversarsi in centro a fare le loro scorribande e razzie”. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, a volte rimasti sepolti nella cronaca locale: “Rapine violente, ragazzi accerchiati da 15 persone e spogliati di tutto. Anche dei vestiti e lasciati lì in strada”.
Qualcuno lo definisce “l’inizio della fine”. Uno Stato “troppo debole” e l’assenza di “certezza della pena” avrebbero portato alla creazione di “zone franche” dove anche l’azione delle forze dell’ordine diventa sterile. Se non impossibile. In Europa se ne parla da tempo: le no-go areas sono interi quartieri in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi, Spagna e Svezia dove è vietato l’accesso alle divise. Il cancro si sta espandendo a macchia d’olio. In Renania Settentrionale, per dire, le autorità registrano un aumento delle violenze nel fine settimana. E Milano non è da meno. “Si formano delle gang intorno ai cantanti rap, che spesso gestiscono sulle piazze il giro della droga - ci spiega un altro poliziotto - Bande che poi esplodono in atti criminali”.
Le violenze in Duomo sono il caso limite, ma non l’unico. A San Siro le gang diedero vita ad una sassaiola contro la polizia al grido di "fuori dalle nostre zone". In via Gola rubarono le chiavi di un’autobotte dei vigili del fuoco. Non si contano sulle dita della mano le aggressioni ad autisti Atm e tassisti. E poi rapine, furti, abusi. “Buona parte sono naturalizzati con permesso di soggiorno, altri irregolari”.
Intervenire per fermali è complicato: “A Comasina, San Siro e Quarto Oggiaro si sono creati dei focolai che non sappiamo come sedare - ammette l’agente - E se anche riesci ad arrestare qualcuno, due giorni dopo sono di nuovo fuori”. Pronti a gettare nuove benzina sul fuoco ardente delle periferie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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