Morì a Nassiriya a 22 anni, l'Inps nega il Tfr ai familiari

Il caporale Matteo Vanzan è morto durante l'attacco a base Libeccio, in Iraq, nel 2004, e oggi l'Inps nega alla sua famiglia la riscossione del Tfr

Morì a Nassiriya a 22 anni, l'Inps nega il Tfr ai familiari

Matteo Vanzan era un caporale dei Lagunari, l'unità di fanteria meccanizzata - anfibia istituita nel 1951, cui sono state affidate le tradizioni marinare della fanteria di marina della Serenissima Repubblica di Venezia. I Lagunari sono specialisti nel combattimento terrestre e nella condotta di operazioni anfibie e azioni anfibie autonome, in grado di operare in contesti particolari ed esigenti quali l'ambiente terrestre, marino, lagunare e fluviale. Nel quadro della lotta internazionale al terrorismo, nel marzo 2003, una coalizione guidata dagli Stati Uniti aveva intrapreso l’operazione “Iraqi Freedom” in Iraq per il rovesciamento del regime di Saddam Hussein.

A seguito della sconfitta delle forze irachene, il promo maggio 2003 iniziò la fase “post conflitto” (o quarta fase dell’operazione “Iraqi Freedom”), che si poneva come obiettivo la creazione delle condizioni indispensabili allo sviluppo politico, sociale ed economico del Paese. In questo contesto l'Italia ha partecipato alla missione di peace keeping e ricostruzione dell'Iraq dal 15 luglio del 2003 sino al primo dicembre 2006 con l'operazione Antica Babilonia, con un proprio contingente militare interforze schierato nella regione meridionale dell'Iraq sotto la responsabilità della divisione multinazionale a guida Inglese. Antica Babilonia ha visto l’avvicendarsi di circa 30mila soldati italiani schierati nella provincia del Dhi Qar, e tra di essi c'era il caporale Vanzan, che morì il 17 maggio del 2004 a seguito delle ferite riportate durante gli scontri con i miliziani sciiti per difendere la base italiana Libeccio, poi evacuata.

Vanzan aveva solamente 22 anni ed era un volontario a ferma breve, gli allora cosiddetti Vfb, ed oggi, a 17 anni da quegli eventi, l'Inps ha negato ai familiari della vittima il Tfs (Trattamento di Fine Servizio), equivalente del Tfr per i dipendenti pubblici. Lo Stato ha conferito a Vanzan una promozione postuma (a caporal maggiore) e la Croce d'Onore, onorificenza riservata alle vittime di atti di terrorismo o degli atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all'estero.

Questo però non è bastato per l'ente pubblico di previdenza sociale, che, come riporta Tgcom24, è convinto che “il militare, volontario in ferma breve all'epoca del decesso, non possa essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non abbia perciò titolo all'erogazione del Tfs”.

La famiglia si è rivolta al Tribunale Amministrativo Regionale, per chiedere la condanna dell'ente al pagamento dell'emolumento, in base alla legge emanata nel medesimo anno in cui scomparve il giovane. I giudici hanno però rilevato che “il ricorso potrebbe risultare inammissibile per difetto di giurisdizione”, in quanto la competenza sarebbe del Tribunale Ordinario.

Fonti della Difesa ci confermano che si tratta esclusivamente di un problema dell'Inps. In particolare hanno confermato di aver garantito tutto il sostegno possibile ai familiari, anche di tipo psicologico. Inoltre ci hanno anche riferito che la famiglia, al momento, non ha cercato sostegno presso gli uffici di Palazzo Baracchini. Abbiamo anche provato a contattare direttamente l'ente di previdenza sociale, per cercare di capire qualcosa di più, ma non abbiamo ottenuto nessun tipo di informazione.

Ci risulta difficile capire come sia possibile che la permanenza in servizio in ferma prefissata, che permette di maturare contributi come un qualsiasi lavoratore, benché precario, non permetta di avere diritto all'elargizione del trattamento di fine rapporto (o servizio).

Si tratta di una “scappatoia” legislativa che si trascina da anni, e che per il personale della Difesa, impiegato oggi in maniera esclusivamente volontaria e molto spesso a tempo determinato, è imperativo che vada in qualche modo risolta, per evitare che l'ente di previdenza sociale nazionale possa avere appigli in grado di generare situazioni come questa, a dir poco spiacevoli. Ci auguriamo, pertanto, che la questione venga presa in carico e rivalutata, in modo da riconoscere alla famiglia quanto dovuto in considerazione dell'estremo sacrificio del caporal maggiore Vanzan.

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