Non avrà creduto ai suoi occhi, la signora triestina che si è vista chiedere indietro dall'Inps i soldi della pensione del marito morto. Basita perché, grazie al Cielo, il marito è vivo e vegeto.
Un errore dovuto probabilmente a uno scambio di identità, che però ha fatto in tempo ad innescare tutta una trafila burocratica impossibile da fermare a causa della quale, incredibilmente, l'uomo dovrà dimostrare di essere vivo. Due mesi fa, racconta la donna al quotidiano triestino Il Piccolo, è arrivata a casa una raccomandata dall'Istituto di previdenza con cui le veniva fatta richiesta per un rimborso: la donna, secondo quanto ha ricostruito lei stessa, sarebbe stata acccusata di aver percepito erroneamente una parte della pensione del marito che per l'Inps era ormai morto.
"Ci siamo accorti che si trattava subito di un caso di omonimia – spiega l’uomo al Piccolo – la persona scomparsa ha il mio stesso nome e il cognome simile, ma non identico, ha una consonante in meno rispetto al mio. Strano non sia stato fatto un controllo più attento, magari attraverso la verifica del codice fiscale o della città di residenza".
Ma è solo dopo aver chiamato il numero verde che è iniziata la parte più surreale di tutta la vicenda: "Mi è stato detto che prima avrei dovuto pagare comunque la somma richiesta e poi aspettare il rimborso.
Non è mi sembrato un comportamento corretto, quindi non ho versato nulla. Aspetto che mi venga ufficialmente comunicato che la somma richiesta non dev’essere versata – precisa – mia moglie non deve niente all’Inps"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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