Piero Lissoni non ha dubbi: «La parte più importante della casa è chi la abita». Ma all'interno delle tante case che il noto architetto milanese ha progettato e arredato con il suo grande studio (dove lavorano 70 persone), la parte più ampia è la zona giorno. «Per lei sacrifico volentieri le dimensioni delle camere, tanto le utilizziamo solo per dormire». Mentre il living è uno spazio aperto, da vivere in modo informale, con abitudini che la mia bisnonna disapproverebbe...».
Come è cambiata la zona giorno?
«Sono cambiate le gerarchie. Una volta mangiare in cucina era considerato una specie di punizione, oggi la zona giorno è più elastica. È cambiato molto anche il modo di stare insieme: si può mangiare finger food senza sentirsi degli scappati di casa, si sta seduti in modo più scomposto, su sedie e divani. Tutto è diventato meno borghese».
Il suo soggiorno ideale?
«Una stanza aperta tutta vuota, con qualche oggetto disseminato qua e là. Mi piace che ci siano degli ambienti plurimi: un luogo per leggere, per conversare, per ascoltare la musica. Devono essere tutti aperti, eccetto lo studio: la cultura personale non deve diventare una scenografia. Quando voglio, chiudo la porta e sono nel mio mondo».
La parte più importante?
«Do la palma d'oro della casa ai libri. Non utilizzo mai librerie aperte, ma oggetti che contengono altri oggetti: un modulo che tiene dentro altre cose, come le scatole magiche che avevamo da bambini».
La cosa che eliminerebbe?
«La tv: è un invitato scomodo che arriva a casa e non si schioda più».
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