Avere un atteggiamento laico nei confronti della religione alimentare comporta aspre critiche. Ho recentemente scritto di come la battaglia contro il consumo dello zucchero e dell'olio di palma sia diventata una nuova battaglia dogmatica dei talebani alimentari. Per la verità con qualche anno di ritardo rispetto al resto del mondo.
Vorrei fornire qualche elemento a coloro che abbiano intenzione di non assecondare la crociata.
LA PRECAUZIONE UCCIDE
Con lo stesso metro di giudizio per il quale palma e zuccheri potenzialmente uccidono (giudizio di marketing e non scientifico), si dovrebbe bandire la carne rossa dai banchi delle macelleria (si ricorderà la valutazione del rischio sulla «probabile» cancerogenicità di un paio di anni fa), si dovrebbe vietare la frutta secca (può contenere micotossine cancerogene), si dovrebbero vietare la frutta e la verdura fresca dai banchi dei supermercati e da tutte le bancarelle (perché possono contenere residui di pesticidi cancerogeni o di contaminazioni microbiologiche), si dovrebbero vietare le uova, soprattutto quelle del contadino, perché possono essere contaminate da salmonella, i pesci come tonno e spada perché possono contenere mercurio, la pasta per il «glifosato» e la lista potrebbe continuare. Il rischio è che ad uccidere più che gli alimenti, diventino le precauzioni. Le stesse precauzioni che incredibilmente non prendiamo quando ci facciamo affascinare dalla moda dello street food o delle bancarelle dei contadini. Per carità, magari favolose. Ma certamente sottoposte a controlli decisamente inferiori a quelli della grande distribuzione o della produzione industriale.
TUTTO NASCE DA UN COMUNICATO
Un mito, o una mezza bufala, spesso nasce da una mezza verità. Ben costruita da una sapiente comunicazione. La relazione tra vaccini e autismo, totalmente falsa, nacque da una ricerca, poi cancellata per truffa, su un'importante rivista scientifica mondiale. Sull'olio di palma i talebani fanno nascere tutto da due righe dell'Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare), ricavate dalla sintesi di uno studio molto più approfondito del maggio 2016. Eccole: «Esters of 3- and 2-MCPD and glycidyl esters were found at the highest levels in palm oil/fat, but most vegetable oil/fats contain substantial quantities». Per semplificare, si tratta di sostanze derivanti dalla lavorazione degli oli vegetali, che sono considerate cancerogene.
Attenzione, si tratta, come sottolineano all'Efsa, di una «valutazione del rischio» che, di fatto, non corrisponde al rischio reale ma ad una soglia «scientifica» che può essere anche centinaia/migliaia di volte inferiore rispetto all'esposizione reale del rischio stesso e ai suoi danni correlati, a cui si è esposti per esempio attraverso l'alimentazione. Inoltre essa dipende dalla lavorazione più che dall'essenza dell'olio. Non c'è che dire: l'Efsa ha un ufficio stampa che ha trovato la chiave giusta per finire sui giornali. Difficile leggere l'intero rapporto.
QUEI MERCATISTI DEL «FATTO QUOTIDIANO»
In base a queste tre righe è montata la campagna contro l'olio di palma. Ma non tutti si accodano. Vi cito un resoconto realizzato dal Fatto quotidiano (così non diranno che è roba del Giornale e delle multinazionali, mi auguro) e che potete trovare qua: clicca qui.
Vi cito alcuni passaggi: «Non esistono evidenze scientifiche di specifici effetti sulla salute, con particolare riferimento al rischio cancro, del consumo moderato di olio di palma. Al pari di altri elementi ricchi di acidi grassi saturi». Come l'olio di cocco o il burro. Sono le conclusioni di un report pubblicato sulla rivista International Journal of Food Sciences and Nutrition e sottoscritto da 24 esperti italiani, 16 dei quali in rappresentanza di società scientifiche nazionali. E ancora. Marco Silano, direttore del reparto alimentazione, nutrizione e salute del Dipartimento di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell'Istituto superiore di sanità, dice: «Su richiesta del ministero della Salute, e dopo un'attenta revisione di tutti i dati messi a disposizione dalla letteratura scientifica, l'Iss ha redatto un parere sulle conseguenze per la salute dell'utilizzo dell'olio di palma come ingrediente alimentare. E la conclusione è che l'olio di palma non contiene alcuna sostanza di per sé tossica». Se voleste approfondire, lo studio è pubblico: clicca qui.
LA NUTELLA VINCE CONTRO LA CREMA BIO
Siccome in questa nostra battaglia controvento ce ne freghiamo di fare nomi e cognomi, vi citiamo una singolare gara che ha visto come protagonista la Nutella della Ferrero. I consumatori tedeschi hanno fatto le pulci ad una dozzina di creme spalmabili. Ebbene, Nutella ha di gran lunga battuto la concorrente italiana, e biologica, che al posto dell'olio di palma contiene olio di semi di girasole, sotto il profilo proprio dei contaminanti contenuti nella crema. Trovate tutto a questo indirizzo: clicca qui. Il punto, infatti, è sempre quello di valutare l'alternativa. Con cosa sostituire l'olio di palma, i talebani lo dicono? I sostituti rischiano di essere potenzialmente peggiori del sostituito.
Nessuno raccomanda di ingozzarsi di olio di palma, come di pasta, zucchero, farine bianche o riso in bianco. Non sono un appassionato dell'olio di palma. Preferisco di gran lunga l'extravergine di oliva, che uso per le fritture, ma anche per fare i dolci. Se vogliamo condurre una battaglia facciamola: ma per difendere il nostro gusto, le nostre tradizioni e i nostri sapori.
Che non sono compromessi se ci compriamo un barattolo di Nutella, ci beviamo una Coca Cola e ci ingurgitiamo un Big Mac. Sono convinto che in materia alimentare il buon senso c'è, ma se ne sta nascosto, per paura del senso comune.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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