L'Ordine dei giornalisti avverte: "Non usate l'espressione baby squillo"

L'espressione viola la Carta di Treviso, un protocollo sulla tutela dei minori nel mondo dell'informazione

L'Ordine dei giornalisti avverte: "Non usate l'espressione baby squillo"

"Le bambine sono le vittime e gli uomini che abusano di loro, i pedofili, sono i colpevoli. Per un reato così grave non ci sono attenuanti. Usare i termini corretti è alla base del nostro lavoro. Scambiare le vittime con i colpevoli dà luogo ad una informazione falsa e fuorviante". Con questa motivazione, il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, ha voluto esprimere la propria contrarietà all'uso dell'espressione "baby squillo".

Nell'ordine del giorno relativo all'ultima riunione del consiglio è stato deliberato all'unanimità che "“Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ricorda a tutte le colleghe e ai colleghi che il Testo Unico dei doveri, approvato dal Cnog ed entrato in vigore il 3 febbraio 2016, ha riservato alla Carta di Treviso e a poche altre Carte, il privilegio di comparire come testo autonomo. L'uso reiterato che molte testate, televisive, cartacee e online, fanno della definizione "baby squillo", ad esempio, è un'inammissibile violazione di questa Carta."

La Carta di Treviso è un protocollo firmato il 5 ottobre 1990 dall' Ordine dei giornalisti, dalla Federazione nazionale della stampa italiana e dal Telefono azzurro con l'intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia.

Il testo, da una parte salvaguarda il diritto di cronaca, dall'altra pone l'accento sulla responsabilità che tutti i mezzi d'informazione hanno nella costruzione di una società che rispetti l'immagine di bambini e

adolescenti.

Alla base c'è il principio di difendere l'identità, la personalità e i diritti dei minorenni vittime o colpevoli di reati, o comunque coinvolti in situazioni che potrebbero comprometterne l'armonioso sviluppo psichico.

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