La ludopatia ha fatto una nuova vittima nel clero. Dopo il caso che aveva coinvolto un sacerdote della diocesi di Treviso, accusato di aver usato 200 mila euro della Parrocchia di San Vito e Modesto di Spinea per giocare al casinò, stavolta il sacerdote coinvolto è un ex parroco della parrocchia di San Giovanni Battista di Verona (sita nella zona di Tomba Extra).
Il prete forse per questo problema con la ludopatia era stato trasferito ad un incarico defilato, quello della direzione del Centro Diocesano di Spiritualità intitolato a "San Fidenzio".
A quanto pare, come riferisce il giornale locale "L'Arena", a partire dal 2014 fino allo scorso anno, il prete avrebbe fatto continue richieste di euro a diversi parrocchiani, fino ad arrivare a "900 mila euro spariti nel nulla".
Saggiamente il vescovo locale, Monsignor Giuseppe Zenti, avrebbe poi trasferito il sacerdote, per aiutarlo a superare la dipendenza dal gioco, presso una comunità milanese per fare un percorso di recupero dalla ludopatia.
"Si faceva prestare soldi da tutti, anche dagli anziani e dai pensionati", scrive la Tgr Veneto, con la scusa "di prestiti per la comunità, di anticipi per aiutare famiglie in difficoltà, per lavori da fare in parrocchia".
A fondo perduto o "imprestati con l’impegno di averli di ritorno", migliaia di euro sarebbero finiti nelle slot machine. E adesso gli ex parrocchiani rivogliono il denaro prestato e chiedono conto alla Curia Diocesana.
Don Stefano Origano, portavoce del Vescovo Zenti, a "L'Arena" ha detto che "da parte del Vescovo c’è tutta la disponibilità a un confronto per provare insieme a risolvere il problema nel modo
migliore". Sul web, intanto, diverse persone chiedono prove concrete sulle accuse rivolte al sacerdote e si chiedono se non sia tutta una montatura per colpire un prete considerato impeccabile dal punto di vista dottrinale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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