La maledizione dei Kennedy: l'ultimo erede perde il seggio

La disgrazia di chiamarsi Kennedy, in terra dei Kennedy, nella città dei Kennedy, con il pelo rosso dei Kennedy, com'è possibile?

La maledizione dei Kennedy: l'ultimo erede perde il seggio

La disgrazia di chiamarsi Kennedy, in terra dei Kennedy, nella città dei Kennedy, con il pelo rosso dei Kennedy, com'è possibile? È ciò che si sta chiedendo ancora sconsolato, dinoccolato, arrabbiato, l'ultimo giovanotto della grande dinastia e che risponde al nome di Joseph. P. Kennedy III, battuto in casa - Boston, Massachusetts - alle primarie democratiche dal senatore Edward J. Markey, uno che era già al Congresso quando il giovane Kennedy venne al mondo. Il mondo ha girato e non per caso. Questo ultimo rampollo Kennedy ha capito male due cose. La prima, è che il suo nome non porta più voti, ma semmai la maledizione del revisionismo storico e dunque disgrazia elettorale. La seconda: che il monopolio dei democratici si è spostato radicalmente a sinistra e chi non sta con le rivolte nere e gli scassi alle vetrine, incassa poco.

Il vecchio Markey, che è un volpone di antica scuola, si è fatto «endorsare» da quella pasionaria visionaria, barricadiera che è la Ocasio Cortez, priva di qualsiasi contenuto ma di totale impatto ribellista-socialista ed è stata lei che ha fatto secco lo sfidante dal bel nome fighetto. Il quale sfidante, il ragazzo che ha un nome dinastico, ha fatto lo smargiasso: era ed è membro del Congresso ma ha voluto giocarsi la carta del seggio al Senato lasciando la strada vecchia per la nuova e così si è candidato a queste primarie in cui erano in gioco solo seggi senatoriali, tutti democratici - in questo pezzo d'America - ma suddivisi fra le varie frange della sinistra: rivoluzionari violenti, non violenti, razziali, antisistema e lui, povero ragazzo cresciuto fra i merletti di famiglia, ha avuto la sventuratissima idea di presentarsi come il candidato tranquillo di una middle class di sinistra moderata prevalentemente bianca, con alcuni neri selezionati fra i più buoni, odiosamente ragionevole e in contrasto con il trend che in questo momento è giacobino-bolscevico, mentre lui si presenta come un damerino socialdemocratico e se lo sono mangiato.

Poi l'hanno anche messo alla gogna. Sui social si sono scatenati a prendere per i fondelli proprio i grandi santoni di casa, il bisnonno presidente, il prozio super procuratore generale, tutti morti malissimo salvo Teddy morto di alcolismo molesto. Avete presente la gloriosa battuta di John Kennedy quando disse: «Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese»? Be', gliel'hanno ritorta così: «Joseph Kennedy dovrebbe far sapere al Paese se per caso può fare qualcosa per lui o se sta bene così». Letame.

Il vincitore del duello, Edward J. Markey, la volpe rinnovata perché si è riciclato a sinistra come un piccolo Lenin spiazzando il rampollo dinastico, ha dovuto fermare le sue truppe mediatiche, già partite per calpestare e coprire di letame l'intera storia della famiglia trattata come una greppia di privilegiati, che hanno profittato delle disgrazie della media borghesia bianca per costruire la loro fortuna e le carriere di tutti i figli e nipoti. Markey ha detto: «Basta, ragazzi, non potete essere così irrispettosi». Ma intanto lo stesso perdente dinoccolato e sconsolato se ne andava in giro dicendo più o meno: ma proprio a me doveva capitarmi di portarmi addosso questo nome? Il problema è che gli hanno fatto le pulci e hanno trovato un sacco di atti legislativi da lui promossi o sottoscritti che in un modo o nell'altro andavano contro i neri, magari per condannare gli eccessi, ma insomma roba che oggi non si porta più se non come una macchia disonorevole. A questo punto il giovane rampollo ha preferito «to conceide» e cioè ammettere pubblicamente di avere perso la competizione, mettendosi fuori gioco da solo perché per tentare il salto della quaglia di fatto ha abbandonato il posto alla House, il Congresso, dove aveva incamerato soltanto il sostegno, risultato inefficace, della speaker Nancy Pelosi che anche lei non è più sulla cresta dell'onda.

Sembra che ci abbia goduto anche Biden, di questa sconfitta del rampollo kennediano, perché la sua strategia è quella radunare e incollare un fronte variopinto e sconclusionato, purché abbia come comune denominatore l'odio per Trump. E il piccolo Kennedy è stato trovato in difetto anche di anti-trumpismo perché si è presentato con il suo compitino di riforme necessarie per una vaga economia «verde» che è già superata dalla nuova ondata nera che vuole vedere - almeno nelle parole - l'immagine del sangue che scorre e il suono dei tamburi di guerra.

La partita teoricamente è ancora aperta, qualche miracolo potrebbe accadere, ma la sostanza è che la sinistra americana non ha più spazio per democratici riformatori, perché vuole incassare sull'apocalisse razziale e sul fantasma del Covid.

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