In manette due agenti penitenziari: "Erano a disposizione delle cosche"

I detenuti appartenenti alle cosche della 'ndrangheta avevano piena libertà di manovra nel carcere di Cosenza

In manette due agenti penitenziari: "Erano a disposizione delle cosche"

Due agenti della polizia penitenziaria, in servizio alla Casa Circondariale di Cosenza, sono finiti in manette. L'accusa è di "concorso esterno in associazione mafiosa".

Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sembra che gli agenti si fossero posti a disposizione dell cosche, per favorire alcuni detenuti "ospiti" del carcere, appartenenti alla 'ndragheta, in cambio di somme di denaro. Ai detenuti posti sotto l'ala dei due poliziotti era concesso di avere contatti con l'esterno e, in particolare, con gli alri membri della propria cosca, permettendo anche di mandare messaggi attraverso i pizzini, per sviare indagini in corso o per dare ordini ai prorpi sottoposti. In particolare, i messaggi avrebbero riguardato l'attività estorsiva a danno di alcune imprese e il recupero di somme di denaro, per partite di droga vendute, ma che non erano mai state pagate. Non solo. Spesso, i detenuti informavano chi era fuori circa i reclusi che avevano manifestato l'intenzione di collaborare con la giustizia.

Gli approfondimenti dei carabinieri hanno fatto emergere il quadro completo della vita all'interno del carcere: i detenuti godevano di piena libertà di manovra, avendo il permesso di riunirsi nelle celle, anche se sottoposti a un regime di isolamento.

Inoltre avevano la possibilità di ricevere alcolici e droga, generi alimentari, così da rendere più confortevole il loro "soggiorno".

Gli agenti, inoltre, facevano in modo che alcuni reclusi non venissero sottoposti a perquisizioni e li informavano sulle attività di verifica.

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