Le affissioni dei manifesti "stop gender" da parte dell'Associazione Pro Vita e Famiglia stanno proseguendo a pieno ritmo, in tutta Italia. E con loro, le polemiche fra l'associazione e i partiti di centrosinistra. L'ultimo caso in ordine cronologico riguarda Vicenza, ma diversamente da quanto avvenuto a Bologna e Pontedera nelle scorse settimane, in questo caso gli amministratori locali non hanno intenzione di avviare alcuna procedura per rimuoverli, ricordandone la legittimità sia per quel che concerne l'acquisto dello spazio che la libertà di espressione. Questo è quanto accaduto nella città veneta nelle scorse ore, a seguito dell'inizio della compagna contro il gender nelle scuole lanciata dalla Pro Vita.
"Basta confondere l'identità sessuale dei bambini" si legge nei manifesti affissi, sopra l'hashtag #stopgender. E come nelle altre città italiane, tanto è bastato per innescare la polemica, corredate dalla richiesta di rimozione di ogni manifesto. "Quei manifesti sono vergognosi - hanno commentato Leonardo Nicolai, consigliere comunale, e Martina Corbetti, presidente della sezione ANPI "Btg. Amelia", affidando il loro pensiero ad un comunicato congiunto - sembra che la libera autodeterminazione sia invece un qualcosa di inculcato da non si sa bene quale misteriosa forza. In realtà quel manifesto racchiude e promuove tutto ciò che vorrebbe combattere: l’imposizione di un’identità non propria. Lo diciamo ai promotori di questa ignobile campagna: non siete voi a decidere come deve crescere un bambino o una bambina. Giù le mani da loro”. Stavolta però, l'amministrazione ha deciso di tenere il punto: la giunta di centrodestra che governa la realtà vicentina non ha infatti riscontrato criticità tali da procedere a rimuoverli.
"I manifesti sono stati affissi perché non violano nessuna norma, sono stati regolarmente autorizzati e i promotori hanno regolarmente pagato il dovuto. Se qualche cittadino li trova offensivi può rivolgersi all’Istituto autodisciplina pubblicitaria. Sono la prima a essere convinta che qualsiasi persona meriti rispetto - ha dichiarato ad esempio l'assessore alle pari opportunità Valeria Porelli, al Corriere del Veneto, esprimendo la posizione di chi amministra - ma nei manifesti in questione non ritrovo, per le modalità in cui sono stati concepiti, né discriminazione né offese. Le offese sono altre.
Personalmente, ritengo che un conto sia insegnare nelle scuole il rispetto e aiutare chi sia in difficoltà; e in questo sono d’accordo. Tutt’altra cosa è insegnare nelle scuole che non esista differenza biologica tra le persone. In questo caso sono contraria"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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