Manifesti "anti gender", la sinistra continua a censurarli: è polemica

Dopo quanto avvenuto in Toscana la scorsa settimana, gli stessi manifesti pubblicitari dell'Associazione Pro Vita (regolarmente affissi e pagati) contrari alla teoria gender hanno scatenato la reazione del centrosinistra a Bologna, che intende farli rimuovere. Fdi e Lega: "Attacco alla libertà d'espressione"

I manifesti apparsi a Bologna
I manifesti apparsi a Bologna

Nuove affissioni pubblicitarie, anche stavolta regolarmente pagate secondo quanto previsto dal regolamento comunale. Anche stavolta però, chi amministra ha avuto da ridire, facendo sapere di non condividere affatto il messaggio veicolato ed attivandosi per la rimozione dei manifesti. Quella fra l'Associazione Pro Vita & Famiglia e le amministrazioni di centrosinistra per la "teoria gender" si configura sempre più come una battaglia ideologica: dopo quanto avvenuto a Pontedera (Pisa) la scorsa settimana, qualcosa del genere si è verificato anche in Emilia Romagna, a Bologna.

Con le medesime modalità: l'associazione avrebbe regolarmente pagato per affiggere i medesimi cartelli pubblicitari già apparsi in Toscana: "Basta confondere l'identità sessuale dei bambini" si legge nel manifesto, sopra l'hashtag #stopgender. E anche in questo frangente è stato il Pd locale ad insorgere, annunciando peraltro di essere alla ricerca di un cavillo per farli rimuovere. A riprova di come la normativa attuale non ne vieti esplicitamente l'affissione, come peraltro fatto notare dalla Pro Vita a suo tempo.

"I manifesti diffusi sul territorio nazionale dal Movimento Pro Vita, rivolti contro una fantomatica teoria 'gender', come altri apparsi negli scorsi mesi in tema di aborto, non sono rappresentativi del sentire dell’amministrazione e appaiono su bacheche comunali poiché seguono un iter autorizzativo che non prevede un controllo preventivo - il pensiero della vice-sindaca bolognese Emily Clancy, espresso in un comunicato - abbiamo richiesto un parere legale per procedere all’eventuale rimozione, in caso di interpretazione positiva. In particolare, la Legge n. 156 del 9.10.2021, recita: "è vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti, stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche".

Un'azione che ha incontrato il parere contrario del centrodestra felsineo, con Fratelli d'Italia che ha parlato apertamente di un grave attacco alla libertà d'espressione. Secondo il consigliere della Lega Matteo Di Benedetto poi, qualcuno avrebbe già agito di sua sponte, strappando i primi manifesti. "Strappare manifesti che non si condividono è antidemocratico e violento.

Sbaglio? - le sue parole, espresse in un post su Facebook - se non sei d’accordo con un’idea devi spiegare perché secondo te è sbagliata, non andare a strappare cartelloni o censurare. Si tratta di comportamenti violenti e antidemocratici".

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