In marcia per la libertà dei popoli oppressi e delle minoranze

Particolare attenzione è rivolta alla causa urgente della libertà a Hong Kong e alla grave situazione che stanno vivendo i Curdi. L'appello all'Unione europea e alla stampa

L'edizione 2018 della marcia
L'edizione 2018 della marcia

Non sarà un sabato qualunque quello di Campagnano di Roma, dove è in programma la dodicesima marcia internazionale per la libertà delle minoranze e dei popoli oppressi. Tema di estrema attualità, visto ciò che sta accadendo da mesi a Hong Kong e il triste destino cui vanno incontro i Curdi che vivono in Siria. Sarà una marcia silenziosa quella organizzata da Società Libera, un’associazione apartitica di cultura liberale, in collaborazione con tante altre realtà e organizzazioni. Si svolge per cinque km in un luogo simbolico, l'ultimo tratto della Via Francigena, nel Medioevo percorsa dai pellegrini di tutto il continente diretti a Roma per pregare sulla tomba di san Pietro. Oggi è un cammino simbolo della libertà dei popoli. Si marcia per denunciare il silenzio e l’indifferenza di fronte alla privazione delle libertà fondamentali e le difficoltà per il diritto all’autodeterminazione: un problema che, nel mondo, riguarda centinaia di milioni di persone.

Le istituzioni occidentali a parole affermano il rispetto dei diritti umani, nei fatti, però, si girano dall’altra parte quando questi vengono calpestati e non si fanno problemi a stipulare accordi con i governi che fanno carta straccia dei diritti per noi fondamentali. Parliamo, ad esempio, delle minoranze cristiane, perseguitate e massacrate in diversi angoli del pianeta; la battaglia per la libertà del popolo di Hong Kong; la negazione dei diritti fondamentali di Indios, Curdi e Sudanesi; la repressione sistematica dei diritti della minoranza tibetana, uyghura e mongola in Cina; la libertà religiosa negata in Vietnam; la repressione della minoranza degli Harratin nel sud di Algeria, Marocco e Mauritania; il popolo venezuelano che vuol liberarsi dal regime di Maduro.

"Il nostro impegno – spiega Vincenzo Olita, presidente di Società Libera - vuole essere efficace anche rispetto ai’professionisti dei diritti umani’ che ragionano per compartimenti stagni, usando approcci emotivi e politicamente corretti. Non abbia ragione Giorgio Gaber con il suo canto ‘è bello occuparsi dei dolori di tanta tanta gente, dal momento che in fondo non ce ne frega niente’. Marciamo insieme, proviamo a scuoterla questa opinione pubblica, trasformiamo l’appuntamento annuale sul tratto finale della via Francigena in uno stimolante segnale per le Genti d’Europa”.

Gli organizzatori della marcia lanciano due appelli.

Uno, rivolto all’Ue, affinché istituisca la Giornata europea per la Libertà delle minoranze e dei popoli oppressi. Il secondo, invece, è rivolto al mondo dell’informazione, per porre fine al vergognoso muro di silenzio che contribuisce a soffocare le speranze di numerosi popoli a cui viene negato il diritto di vivere con dignità.

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