Sara stava male, non respirava, non aveva neanche la voce per chiamare aiuto e suo marito, accanto a lei, invece di chiamare i soccorsi l’ha ripresa per otto lunghi minuti. Ha filmato la sua agonia e la sua lenta morte. Quando ormai per Sara non vi era più nulla da fare, il consorte le ha provato la pressione, constatandone il decesso. Adesso i fratelli della donna e il padre Francesco vogliono vederci chiaro e si sono rivolti alla trasmissione “Chi l’ha visto”. Durante la puntata hanno chiesto ai pubblici ministeri di Torre Annunziata di aiutarli a capire cosa sia realmente successo quel mese di giugno di quattro anni fa.
Sara aveva 36 anni e viveva a Pompei con due bambine e il marito. Pochi mesi prima della sua morte, la donna aveva accusato un malore e si era reso necessario l’intervento del 118. Dopo quell’episodio le sue condizioni erano peggiorate, spesso infatti aveva degli svenimenti. Anche i rapporti con il consorte, secondo quanto raccontato durante la puntata, non sarebbero stati buoni. Uno dei fratelli di Sara ha detto “Mio cognato era possessivo”. Ai tempi, il marito avrebbe consegnato in modo spontaneo agli investigatori il video da lui stesso girato che riprendeva gli ultimi minuti di vita della 36enne.
Quando i familiari della vittima hanno chiesto perché avesse perso tempo filmando la scena senza chiamare i soccorsi, ha risposto che non credeva che la crisi sarebbe stata mortale e che aveva solo seguito il consiglio del medico. Secondo uno dei fratelli infatti si sarebbe giustificato dicendo che “era stato il medico a dirgli di filmare la crisi per poter fare una diagnosi certa”.
Adesso però i familiari di Sara vogliono capire esattamente quello che è avvenuto quel terribile giorno e chiedono di poter riesumare il corpo. Al momento del decesso la ragazza era stata sepolta senza effettuare l’autopsia sul cadavere. La sua morte era stata classificata come naturale, conseguenza di una patologia a lei però sconosciuta.
L’ipotesi che i periti della famiglia hanno avanzato è quella che la donna sia stata avvelenata, probabilmente somministrandole del cianuro di potassio.
Adesso forse il caso verrà riaperto e verrà eseguita quella autopsia che non vi era stata nel 2015. La speranza dei familiari di Sara è quella di poter avere delle risposte certe e una verità che per loro non è mai stata realmente cercata.Segui già la pagina di Napoli de ilGiornale.it?
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