La guerra finanziaria era già scoppiata con gli acquisti a man bassa di azioni in Borsa. Lo stesso dicasi per la battaglia mediatica a colpi di dichiarazioni. La Consob e l'Agcom erano già stati allertati dai protagonisti in campo e si attendono i loro pronunciamenti.
Adesso a muoversi è la Procura di Milano messa in moto da un esposto della famiglia Berlusconi che sta indagando il principale azionista di Vivendi, Vincent Bollorè e l'amministratore delegato della società, Arnaud de Puyfontaine, per aggiotaggio nell'ambito dell'inchiesta nata con il tentativo di scalata a Mediaset. Ecco le tappe dell'intera vicenda:
8 aprile 2016: Mediaset e Vivendi annunciano di aver raggiunto un accordo per lo sviluppo di nuovi progetti industriali su scala internazionale e il contemporaneo scambio reciproco di un pacchetto di azioni pari al 3,5%. Con quel contratto, il gruppo francese si impegna all'acquisto di Mediaset Premium, la pay tv del Biscione.
26 luglio: Vivendi comunica con una nota di non voler più rispettare l'accordo e di aver informato di questo il management di Mediaset. Per i francesi, la due diligence sulla pay tv di Cologno Monzese aveva fatto emergere risultati discordanti rispetto a quelli resi noti da Mediaset prima di siglare l'intesa. Più chiaramente, de Puyfontaine sostiene in un'intervista successiva che "è come se ci avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci siamo ritrovati in un McDonald's".
28 luglio: Il consiglio di amministrazione di Mediaset annuncia una serie di azioni "a tutela della società" tra cui, si verrà a sapere poi, rientra la deposizione al Tribunale di Milano dell'atto di citazione contro Vivendi per chiedere il rispetto del contratto firmato l'8 aprile.
23 agosto: E' il giorno in cui Fininvest, primo azionista di Mediaset, deposita, sempre al Tribunale di Milano, un atto di citazione nei confronti di Vivendi alla quale chiede, oltre al rispetto dell'intesa già firmata, un risarcimento danni non inferiore a 570 milioni di euro.
12 dicembre: Dopo dieci giorni di scambi vertiginosi a Piazza Affari, Vivendi ufficializza di aver superato la soglia del 3% del capitale sociale di Mediaset e di voler diventare "il secondo maggiore azionista" del gruppo.
21 dicembre: Si placa il boom del titolo Mediaset in Borsa. La nuova fotografia dell'azionariato della società vede Vivendi al 28,8% del capitale e al 29,94% dei diritti di voto, a un soffio dalla soglia del 30% dopo la quale scatta l'obbligo di opa. Lo shopping costa ai francesi 1,3 miliardi di euro circa. Sempre nello stesso arco temporale, Fininvest rafforza la propria posizione portandosi quasi al 40% del capitale di Mediaset.
11 gennaio 2017: Viene ascoltato in Procura a Milano il consigliere di Vivendi Tarak Ben Ammari.
La settimana successiva Ben Ammar viene sentito nuovamente dai titolari dell'inchiesta. Il finanziere franco-tunisino ha rilasciato nei mesi scorsi diverse dichiarazioni in cui si propone come mediatore tra le due parti in causa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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