Mertens, grandezza del centravanti piccolo

Mertens era bello da vedere e a volte poco concreto, adesso è soprattutto decisivo e la bellezza del suo gioco è l'accompagnamento estetico che però diventa funzionale

Mertens, grandezza del centravanti piccolo

A pochi minuti dalla fine di Napoli-Torino, Dries Mertens prende palla in area avversaria, si allarga verso l'esterno, si mette col corpo con la postura di chi dovrebbe crossare per un compagno, poi colpisce la palla da sotto e allora capisci che quello non è un cross. È il gol più bello dell'anno, finora. Candidato a esserlo anche alla fine. Un pallonetto perfetto che chiude la sua partita perfetta: è il quarto gol personale, è il settimo in una settimana (altri tre contro il Cagliari domenica scorsa). Mertens è l'uomo del giorno e forse lo sarà per molti giorni. Purtroppo lo chiamano falso nueve, perché basta essere piccolo, agile e tecnico per farsi appiccicare addosso l'etichetta di centravanti non centravanti.

Eppure Dries Mertens in mezzo all'attacco del Napoli fa esattamente questo: il centravanti. Senza averne il fisico tradizionale e avendone molta più tecnica. Gioca per gli altri e per se stesso, come fa chi sta lì, dove bisogna saper stare di spalle e di fronte alla porta con la stessa capacità di essere determinanti. Essere piccolo è penalizzante fino a quando qualcuno non disegna qualcosa fatto su misura per un piccolo. Maurizio Sarri a Napoli l'ha fatto.

Poi i gol fanno il resto: cambiano la percezione e il calciatore belga sembra essere cambiato davvero. Mertens era bello da vedere e a volte poco concreto, adesso è soprattutto decisivo e la bellezza del suo gioco è l'accompagnamento estetico che però diventa funzionale.

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