"Mi scusi, può esibire la mascherina?": cosa ci aspetta

Un'estate senza mascherina all'aperto. Ma sarà necessario portarla in tasca. Che cosa cambierà

"Mi scusi, può esibire la mascherina?": cosa ci aspetta

L’altra sera Rai Storia ha trasmesso “Febbre da cavallo”, pellicola di culto del 1976 firmata da Steno. In una scena Gigi Proietti ‘Mandrake’ viene cacciato dal set dove si gira la pubblicità di un whisky perché sbaglia a ripetizione la sua battuta. Siccome è vestito da vigile urbano e ha bisogno di soldi per giocare ai cavalli assieme ai suoi due sfaccendati amici Enrico Montesano ‘Er Pomata’ e Francesco De Rosa ‘Felice’. A quel punto si piazza al centro della strada e ferma un povero automobilista inventandosi una contravvenzione da quasi 50mila lire per inesistenti violazioni a disposizione del codice della strada inventate sul momento. Altro vigile, è quello che ferma a Pisa il gruppo di giocherelloni di “Amici Miei- Atto II°” del 1982 guidati da Mario Monicelli e reduci dall’indimenticabile scherzo dell’imminente crollo della Torre Pendente. Il vigile si accorge che la patente che gli porge il guidatore Renzo Montagnani appartiene in realtà all’amante della moglie (“Te’ se’ furbo come un cervo, perché la volpe ‘un c’ha mia le corna!” gli dice il perfido Ugo Tognazzi). Il vigile capisce la situazione e lascia andare. Ecco, la mascherina in tasca proposta dal sottosegretario alla salute Paolo Silieri ricorda un po’ il sano, vecchio ed eterno compromesso all’italiana: “In estate- ha detto l’esponente del governo- è chiaro che la mascherina all’aperto dove non c’è assembramento si può mettere nel taschino, ma non si può buttare via. C’è ancora l’incognita varianti da considerare”. Cioè, la campagna di vaccinazioni prosegue, i reparti COVID degli ospedali si svuotano di intubati o di malati con il famigerato casco per l’ossigeno, ci avviamo a un’estate con le regioni bianche, ma… c’è un ma. Perché, questo è l’inconscio collettivo, anche a maggio 2020 sembrava sconfitto il virus. E dopo essere stati chiusi in casa per il primo isolamento generale dall’8 marzo al 3 maggio 2020 avevamo voglia di tornare a respirare, a riprenderci la nostra normalità.

Ma già nella seconda metà di settembre, al rientro da un’estate forse un po’ troppo allegra, stavamo facendo già i conti con una seconda ondata ancor più micidiale della prima, perché coglieva impreparate le Istituzioni e si spargeva minacciosa in tutte le regioni italiane. Proprio questa paura fa mantenere un’italiana prudenza che è madre di un italianissimo compromesso: cioè io Stato dico a te cittadino che in spiaggia con le debite distanze puoi andarci senza mascherina. Ma devi portarla addosso, magari infilata nel costume, perché se ti fermo per un controllo devi dimostrare di averla con te. Geniale! Così l’abbronzatura è salva (sai le risate con l’abbronzatura da Covid, mezza faccia sì e mezza no?) e pure l’ideologia ‘capra e cavoli’. Perché aleggiano come nuvole minacciose e cariche di pioggia le varianti del coronavirus: inglese, sudafricana, indiana, nigeriana. E allora libertà sì, ma senza dimenticare i dispositivi di protezione individuale. È come l’altra geniale riapertura delle discoteche senza però permettere il ballo in pista. Perché giustamente si va in discoteca per tante altre cose, tipo la contemplazione fissa e profonda delle luci stroboscopiche o lo scambio di cocktail alla Tom Cruise, con i bicchieri che volano acrobaticamente.

Avete presente il tutore della legge che vi ferma mentre viaggiate in auto per un controllo? Se trovate qualcuno comprensivo, che capisce la situazione, comprende che magari avete una partita IVA e dovete cavare il sangue dalle rape per fare un po’ di utile, vi domanda sereno: ‘Mi dica la verità, ce l’ha il gilet di sicurezza, il giubbetto fosforescente?’. Ora: a meno che non siate Furio Zoccano, il precisissimo socio ACI di “Bianco rosso e Verdone” (di Carlo Verdone, 1981), è probabile che il giubbettino fosforescente stia marcendo da qualche parte in garage o sia diventato uno dei giochi preferiti del cane, che lo ha ridotto a brandelli. Quindi non lo avete in abitacolo con voi pronto per l’uso. E quindi sareste passibili di multa. Ma, a meno di non trovare un inflessibile hegeliano sul vostro cammino, normalmente si chiude un occhio. Ecco, in fondo la mascherina anti-COVID in estate potrebbe essere il nostro personalissimo gilet fosforescente: se ti fermano è meglio averlo con sé. Per concludere una scena di un film che, con la leggerezza di una commedia grottesca, metteva lo spettatore davanti ad alcune verità sul nostro carattere nazionale. Il film è “Vogliamo i colonnelli” di Mario Monicelli (1973): in Italia è stata instaurata una dittatura militare tipo la Grecia. Uno dei cospiratori, Ugo Tognazzi, è seduto al tavolino di un bar con due africani per organizzare un altro golpe militare nel loro Pese. Si avvicina una pattuglia di poliziotti in borghese che dice a Tognazzi: “Le leggi sugli assembramenti non consentono riunioni pubbliche tra più di due persone. Le leggi non le facciamo noi”.

E Tognazzi: “Mi posso sedere lì?”. Il capopattuglia risponde: “È un altro tavolo”. E così la riunione con i due africani può continuare da tavolo a tavolo.

Ora, come rilevò significativamente Indro Montanelli, gli italiani sono capaci di ‘aggiustarsi’ su misura anche la più feroce e ottusa delle dittature. Volete che abbiano paura di una mascherina chirurgica da esibire a gentile richiesta?

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