Milano, criminalità e spaccio di droga: 18 arresti

Gli arresti in mattinata a Milano sono una costola dell'operazione "Miracolo" avviata il 2 ottobre. Le indagini si sarebbero incentrate, ancora una volta, su due gruppi criminali gestiti da Domenico Barbaro e Michele Luongo

Milano, criminalità e spaccio di droga: 18 arresti

Una costola di un'operazione più grande. L'hanno chiamata "Miracolo" e l'ultimo capitolo è stato scritto questa mattina, quando è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone (17 in carcere e uno ai domiciliari). Che, in base alle indagini condotte dalla squadra mobile di Milano, avrebbero gestito spaccio e traffico di droga in alcune zone del quartiere San Siro. Le indagini si sarebbero incentrate, da subito, su due gruppi criminali, uno dei quali, secondo gli investigatori, cappeggiato da Domenico Barbaro, 45enne nato a Platì (in provincia di Reggio Calabria) e residente a Corsico, e l'altro, più organizzato, da Michele Luongo, di Settimo Milanese.

Le 18 ordinanze eseguite questa mattina dalla squadra mobile milanese rappresenterebbero, infatti, la parte iniziale di quella grossa operazione che, il 2 ottobre, aveva già portato a smantellare un'organizzazione criminale con contatti in Costa Rica, di cui erano già stati arrestati 29 componenti. L'intervento aveva sgominato un giro di droga trasportata in alcune casse di ananas. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio e al traffico internazionale di stupefacenti.

Le origini dell'indagine "Miracolo"

L'inchiesta "Miracolo", nata nel luglio del 2017, era partita dal sequestro di circa 500 grammi di cocaina in via Palmi, nel quartiere milanese di Baggio, all'indomani dell'arresto di un italiano. Una cessione che aveva portato a delineare l'ampia geografia della piazza di spaccio della zona San Siro, attorno all'ippodromo, oltre alle vie Tesio e Pinerolo. Secondo quanto ricostruito, il capo dell'organizzazione sarebbe stato il pugliese Michele Luongo, 36enne di Manfredonia (Foggia), con precedenti per spaccio e traffico internazionale di droga. Che, alla base, aveva una grossa rete di pusher e pony express, in grado di distribuire "a domicilio" la "roba" in varie aree del capoluogo lombardo. Per il funzionario dell'antidroga Domenico Balsamo, la capacità di Luongo sarebbe stata soprattutto quella di "riuscire a far fronte alle carenze sia di carattere economico, sia di personale" della sua "azienda". Quando mancava uno spacciatore, Luongo sarebbe stato pronto a sostituirlo con un altro, così come quando un carico non andava a buon fine, poteva rivolgersi a fornitori in grado di dargli merce a credito. Un giro d'affari di circa 250mila euro al mese.

I profili dei gruppi criminali coinvolti

Secondo quanto appreso dall'indagine, la cocaina risultava essere la sostanza preferita da entrambi i gruppi coinvolti. Composti da pluripregiudicati con alle spalle "precedenti specifici". Il gruppo riconducibile a Michele Longo era una struttura organizzativa stabile, dove ognuno aveva un ruolo definito e l'associazione poteva contare su una serie di basi logistiche per nascondere la droga e strumenti per distribuire. Come telefonini, varie sim e card apposite. La rete aveva a disposizione anche diverse armi. Nel corso dell'inchiesta, sarebbero stati sequestrati 1,118 kg di cocaina, 1,735 kg di marijuana e un fucile mitragliatore da guerra. A cui vanno sommati i 4 kg e 200 grammi di hashish e una serra per coltivazione domestica di canapa e marijuana. Profili criminali diversi, a volte anche in lotta.

Il 29 novembre scorso, infatti, la cosiddetta "Faida di via Creta" sarebbe degenerata quando, in due diversi agguati, Mattia Antonio Bertelli e Roberto Strangi erano stati feriti a colpi d'arma da fuoco.

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