Minacce, botte, frustate e stupri, questo l'incubo vissuto da una donna italiana 44enne nei 18 lunghi anni di convivenza col marito tunisino. Il responsabile, tra l'altro, si è reso spesso e volentieri protagonista di violenze fisiche e psicologiche anche nei confronti dei tre figli avuti proprio dalla consorte.
Tutto ciò è finalmente potuto giungere all'attenzione degli inquirenti grazie al coraggio della donna e di una figlia della coppia, che due anni fa hanno deciso di raccontare tutti i soprusi e gli abusi perpetrati dal 52enne tra le mura domestiche negli anni compresi tra il 2000 ed il 2018. Le agghiaccianti testimonianze hanno permesso agli uomini della squadra mobile di Pavova di dare avvio alle indagini, svolte sotto il coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica Roberto D'Angelo, ed hanno portato all'avvio del processo, che si è aperto la scorsa settimana.
Stando ai racconti delle vittime (la prima a testimoniare dinanzi alla giuria è stata la maggiore dei tre figli della coppia), il tunisino, un nullafacente di 52 anni, non solo non contribuiva al benessere della famiglia ma fagocitava lo stipendio della moglie spendendo ingenti somme di denaro al bar per bere degli alcolici. Una condizione, quella dell'ebbrezza, a cui gli altri componenti del nucleo familiare erano oramai abituati.
Spesso il nordafricano rincasava nel cuore della notte e, completamente ubriaco, costringeva i figli a svegliarsi per sfogare su di essi tutta la sua rabbia. In ginocchio e con le braccia alzate, i piccoli (oggi hanno rispettivamente 18, 12 e 10 anni) erano costretti a subire le botte del padre, che non si faceva alcuno scrupolo ad utilizzare degli oggetti con lo scopo di infliggere loro maggiori sofferenze: talvolta il telefono cellulare o una sedia, più spesso la cinghia dei pantaloni. Le frustate venivano inferte anche alla moglie dell'uomo, per la quale arrivava puntualmente la punizione ogni volta che si frapponeva tra il tunisino ed i figli con lo scopo di proteggerli.
La 44enne, inoltre, veniva spesso e volentieri minacciata con un coltello, che il suo aguzzino le rivolgeva contro con lo scopo di ottenere dei rapporti sessuali. Dei veri e propri stupri compiuti ai danni della compagna, abusata dal tunisino anche quando era incinta e colpita con pugni e schiaffi nelle occasioni in cui tentava di ribellarsi a quella terribile violenza.
Questo ed altro il contenuto dei racconti della donna e della figlia oggi maggiorenne, che hanno trovato il coraggio e la forza di ribellarsi ai soprusi e di sporgere denuncia nei confronti del tunisino.
Le autorità hanno provveduto immediatamente ad allontanare da casa la 44enne e ad affidare lei ed i 3 figli alle amorevoli cure di una struttura protetta, poi hanno dato avvio alle indagini, con l'obiettivo di ricostruire quanto accaduto in quei 18 anni all'interno dell'appartamento dell'Arcella (Padova) dove viveva la coppia.
Durante la prossima udienza, in programma per il 12 novembre, sarà il secondo dei figli a parlare davanti alla giuria. Per il tunisino l'accusa è quella di maltrattamenti in famiglia, lesioni private e violenza sessuale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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