Minacce, insulti e intimidazioni. È questo il clima di terrore che si era creato attorno ad una coppia omosessuale. Perché le parole non restassero aleatorie, insulti e minacce sono state incise anche sulle pareti in legno dell’ascensore, con tanto di svastica: "Via i gay".
Nei film americani quando arriva un nuovo condomino, i vicini sono soliti portare una torta o un pensiero di benvenuto. Lo stesso, purtroppo, non si può dire di una palazzina a San Donato, dove una coppia era abitualmente minacciata. La coppia in questione aveva acquistato con non pochi sacrifici un delizioso appartamento al quinto piano di via Paravia 14, a Milano, ma non sapevano a cosa andavano incontro. In quel palazzo, infatti, non tutti gradivano la loro presenza: "Scendi giù che ti spacco la faccia". "Bisogna bloccarli quei due su per le scale e massacrarli di botte". "Se ne devono andare, con le buone o con le cattive".
Un anno di discriminazioni e di paura, quello vissuto dai due, a tal punto che si sono decisi a mettere un’inferriata e una telecamera davanti alla porta, e infine vendere l'appartamento. L’imputato per stalking è un uomo di 63 anni, l’unico individuato con certezza in un condominio di cinque piani, dove nessuno, proprio nessuno, si è schierato con i due ragazzi. Un paio di persone si sono tenute fuori, e questo è tutto.
Anzi, molti episodi sono rimasti senza colpevoli: i danni all’auto o l’immondizia nella cassetta delle lettere. E quando il vicino minacciava a voce alta, lo faceva con altri vicini che mai hanno preso le distanze. Non esiste il reato di ostilità collettiva: altrimenti, sul banco degli imputati ci sarebbe un intero condominio.
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