"Il mio Willino, studente modello e ragazzo generoso"

Parla il professor Giovanni Amati che ha avuto il giovane ucciso a Colleferro tra i banchi dell'istituto alberghiero

"Il mio Willino, studente modello e ragazzo generoso"

“Lavoro dietro una cattedra dal 1994, ma non saprei come spiegare una cosa del genere a nessuno dei miei studenti. È stata una tempesta di fulmini a ciel sereno”. Non ha parole il professor Giovanni Amati, insegnante di sala e bar nell’ambito dei laboratori didattici di ristorazione dell’Istituto Professionale “Buonarroti” di Fiuggi e sommelier di AIS Lazio. Domenica mattina ha saputo che quel suo studente bravo e diligente era stato ucciso di botte. Letteralmente. E se non bastano 26 anni d’insegnamento per cercare una spiegazione, allora vuol dire che lo sgomento per la brutale aggressione a Colleferro (Roma) in cui sabato notte è rimasto ucciso Willy Monteiro Duarte, 21 anni, apre alla vista un abisso senza fine. Lo stesso in fondo al quale si trovano i suoi aggressori, i fratelli Marco (24) e Gabriele (26) Bianchi, Mario Pincarelli (22) e Francesco Belleggia (23). Il professor Amati ha affidato alla sua bacheca di facebook un ricordo commosso del suo studente, Willy. “Angelo nostro, ogni parola è superflua, credimi, anzi preferisco tacere, ma una cosa hai lasciato in tutti noi, in primis ai coetanei, il coraggio di intervenire, il sorriso ed il rispetto che hai sempre avuto in cinque anni di scuola, da Paliano a Fiuggi”.

Professor Amati, quanto tempo fa Willy è stato un suo studente?

“Nel biennio 2013-2015, i primi due anni che nel percorso didattico degli istituti alberghieri sono comuni. Poi nel triennio si sceglie tra sala e cucina. Willy scelse la cucina, la figura del cuoco lo affascinava. Anche se era incuriosito dai laboratori di sala e di bar. Il calcio e l’As Roma erano gli altri suoi amori. Io sono juventino e spesso ci punzecchiavamo per scherzo”.

Che studente era Willy?

“Ho ancora in mente i suoi occhi. Perché per un professore gli occhi di uno studente dicono molto, moltissimo. Nello sguardo di Willino, così lo chiamavo, c’erano intelligenza, curiosità, ma anche la ricerca di un maestro tipica del percorso di un adolescente. Willy era uno studente modello. Mai un debito formativo, mai un’insufficienza, mai un richiamo o una nota disciplinare, voti alti in tutte le materie”.

Un ragazzo di buona famiglia, insomma?

“Ho conosciuto ai ricevimenti la madre, persona molto perbene. Una famiglia di imprenditori agricoli a Paliano, lavoratori molto seri”.

Willy era originario di Capoverde e c’è chi ha ipotizzato anche un movente razziale all’origine del brutale pestaggio di cui è rimasto vittima…

“A scuola non è mai accaduto nulla in questo senso, ma nemmeno a livello di battute sgradevoli e fuori luogo, in quegli anni tra i banchi. Non sono ovviamente in grado di capire se quest’elemento abbia fatto parte della tragedia di sabato notte. Ma la cosa non mi stupirebbe, purtroppo”.

La terra del vino Cesanese e dell’olio d’oliva, un Lazio agricolo, la provincia lontana dalla vita frenetica di Roma Capitale. Eppure ad Alatri, sempre in zona, il 24 ottobre 2017 venne assassinato il ventenne Emanuele Morganti, che aveva difeso la fidanzata da un branco di violenti. Cosa sta succedendo in questa provincia?

“Sono cambiate un po’ di cose. Secondo me c’è più facilità di uno sballo a buon mercato. Io oltre le 2 del mattino non farei mai restare mio figlio in strada. Nella notte chi esce desideroso di sballarsi soprattutto con droghe lo ha già fatto. Quand’ero ragazzo, noi giovani della zona ci dividevamo tra Roma e Napoli e vivevamo i nostri paesini. Certamente droga ne girava pochissima o non ne girava affatto”.

Colleferro che ambiente offre?

“Beh è una cittadina di 20mila abitanti, con i locali più alla moda, i negozi eleganti, i bar. È molto ambita dai giovani che vengono da paesi come Paliano, Segni, Piglio, Olevano, Anagni, Artena (il paese degli aggressori di Willy, ndr). La cosa che mi lascia stupito è che il povero Willino è stato aggredito in piazza Italia, in pieno centro di Colleferro, a pochi metri dalla caserma dei carabinieri. Sconvolgente”.

Willy a quanto sembra era intervenuto per calmare gli animi e sedare una rissa. Questa generosità potrebbe essergli stata fatale. Anche a scuola era così?

“Certamente era un generoso, trovava sempre il tempo per aiutare i suoi compagni di classe. Un ragazzo nobile, qualsiasi cosa abbia fatto in quella dannata piazza, sarà stata dettata sicuramente dalla sua nobiltà d’animo”.

Quale ricordo del suo Willino le affiora alla mente ora?

“La divisa sempre in perfetto ordine, impeccabile, si vedeva che ci teneva molto, faceva parte del suo abito mentale di professionista serio e di studente coscienzioso”.

Cosa dirà ai suoi studenti per cercare di raccontare un orrore del

genere?

“Adesso nono ho davvero parole per tentare di spiegare una violenza così inaudita. Ma ora voglio organizzarmi con i suoi compagni della sezione E del Buonarroti. Dobbiamo salutare Willino per l’ultima volta, purtroppo”.

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