Perché la famiglia di Nada Cella non è venuta a sapere prima delle telefonate anonime in dotazione agli inquirenti nel 1996? È una domanda che si sta facendo sempre più pressante, dato che la procura e le forze dell’ordine proprio in questi giorni hanno diffuso alcuni audio significativi delle telefonate anonime che una donna ha fatto a persone diverse, puntando il dito su Anna Lucia Cecere, attualmente indagata nel caso Cella.
A un primo audio, in cui una donna affermava di aver visto Cecere col motorino e le mani sporche di sangue nei pressi dello studio di Marco Soracco a Chiavari in cui Nada lavorava, se ne aggiungono altri decisamente interessanti ai fini dell’indagine. In particolare, in una di queste telefonate la donna misteriosa dice che il sospetto sulla presunta killer di Nada le sia venuto il pomeriggio del 6 maggio 1996, quando la giovane era morta da pochissime ore: “Però noi abbiamo parlato con qualche ragazza fra noi e abbiamo detto, dice, ce l’ha l’ardire perché quando dice: ‘Le spacco la testa in due…'”.
Le telefonate anonime
Un passo indietro: il 16 maggio, una donna che si è qualificata come “signorina” ha telefonato a un avvocato, sbagliando: l’avvocato si chiama Cella di cognome e forse la donna ha pensato di contattare la famiglia di Nada. All’avvocato Cella dice di aver visto una donna di nome Anna, conosciuta in sala da ballo, partire dai pressi dello studio Soracco con il motorino e l’aria sconvolta. La donna aggiunge di aver sentito in passato Anna parlare in maniera astiosa di Nada.
La donna fa numerose telefonate, tra cui ad agosto una alla madre di Soracco, che poi è quella che è stata diffusa in tre diversi audio dagli inquirenti. La “signorina” dice di avere 21 anni - ma la sua voce è da anziana - e di aver riferito i suoi sospetti agli avvocati di Soracco, a quelli della famiglia Cella e perfino alla curia.
Il racconto prende le mosse dal fatto che la donna misteriosa affermi di trovarsi in zona poco prima delle 9 del 6 maggio ’96 insieme ad altre cinque amiche: “Si conoscono signora. È che stanno tutte zitte, perché eravamo diverse… Io non faccio nomi, perché eravamo diverse. Io non so perché le altre non parlano, eravamo in cinque”.
La madre di Nada, Silvana Smaniotto, dopo aver rimarcato di essere all'oscuro delle telefonate, ha rivolto un appello alla donna misteriosa nel corso di “Chi l’ha visto?”: “Io volevo dire una cosa a questa signora che ha telefonato. La ringrazio prima di sapere chi è, perché è importante. Volevo dirle anche di farsi avanti, di non avere paura, di farmi un gran regalo se si facesse sentire e conoscere. E poi vorrei anche fare un appello alle altre quattro donne che lei dice. Sono rimasta un po’ così perché pensavo che lo sapesse solo lei, ma le altre quattro persone non si sono fatte mai sentire, da quello che so io. Le inviterei col cuore a testimoniare anche loro”.
Le ipotesi che si possono azzardare sono numerose: le sei donne si potrebbero essersi trovate in zona perché clienti di un negozio? Probabilmente la persona che ha telefonato è religiosa, forse il loro è un gruppo di preghiera, ed è questa la ragione per cui si è rivolta alla curia. Magari è addirittura una suora? Tuttavia il termine “signorina” viene usato in Liguria per indicare non tanto per indicare una donna giovane o nubile, ma anche e soprattutto un’addetta alle pulizie. Erano lavoratrici che stavano uscendo da un turno ed entrando in uno nuovo? Si cerca quindi questa donna misteriosa, sempre che sia ancora in vita dopo tanti anni.
Intanto a “Chi l’ha visto?” è arrivata un’altra telefonata, in cui una donna spiega di conoscere Anna Cecere e di sapere che al tempo lei andava a ballare con Soracco, tanto da averle prestato un vestito nero una sera. “Questa non aveva niente - ha aggiunto - poi un bel giorno sono arrivati salotti a casa, cucine… È stata per un tempo lì, poi è sparita. È sparita e non si è più vista”.
Il mistero del bottone
Al centro dell’omicidio di Nada Cella c’è anche il mistero del bottone ritrovato accanto al suo corpo e sporco del suo sangue. Si tratta di un bottone a quanto pare abbastanza comune, con lo stemma dello stato dell'Oklahoma, ma in commercio su giacche, borse, perfino foderi per coltelli, ma in diverse dimensioni e modalità di chiusura. Quello ritrovato accanto al cadavere, segno probabile che Nada abbia lottato per la sua vita, è di un centimetro di diametro e presenta un’appendice per la cucitura. Non è quindi un bottone a pressione, ma uno di quelli che si infila nell’asola. Inoltre non c'è scritto Oklahoma ma Oklanoma.
Bottoni simili sono stati trovati dagli inquirenti a casa di Cecere. In base al rapporto stilato, la donna pare sia stata evasiva sulla loro provenienza, affermando semplicemente che erano stati tolti da una giacca logorata appartenuta a un suo ex.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.