La riapertura del caso Nada Cella presenta inediti risvolti e attese, soprattutto da parte della famiglia della vittima, che da quel 6 maggio 1996 non ha ricevuto né verità né giustizia. Cella fu infatti trovata agonizzante alla scrivania del suo posto di lavoro - era segretaria nello studio del commercialista Marco Soracco, nella loro città, Chiavari. Fu lo stesso professionista a ritrovarla appena entrato in ufficio, credendo che la giovane avesse avuto un malore: chiamò immediatamente i soccorsi, ma nonostante gli sforzi dei sanitari, Nada morì nel primo pomeriggio, uccisa da una mano ancora ignota.
La testimonianza della madre
La mamma di Nada, Silvana, ha raccontato che la figlia fosse inquieta per qualcosa che riguardava il proprio lavoro nei giorni precedenti all’omicidio. “Ultimamente non voleva andare in ufficio, quindi qualcosa c’era - ha raccontato a Chi l’ha visto? - Diceva che non voleva andare perché non le piaceva il lavoro. Per me era una scusa per venire via, ma non so il motivo, è questa la cosa che più mi attanaglia”.
Silvana ha anche spiegato che una volta Nada è scoppiata in lacrime davanti a lei. “Una sera è arrivata a casa, si è messa a mangiare, ha lavato le posate e si è messa a piangere e ha detto: ‘Non voglio più andare in quell’ufficio’ - ha proseguito la donna - Le ho chiesto se era stata ripresa, sgridata, se aveva sbagliato qualcosa. Poi è andata in bagno e le sono andata dietro e mi ha detto: ‘Non ne parliamo più e basta, piuttosto vado a fare la pulizie’”. Che cosa era successo da spingerla a piangere?
Di recente, sono state riaperte le indagini e gli inquirenti hanno puntato il dito su Anna Lucia Cecere, che all’epoca pare fosse uscita qualche volta con Soracco. Anche Soracco e sua madre sono indagati, ma non per omicidio bensì per false dichiarazioni agli inquirenti. Soracco tra l’altro ha sempre affermato di ignorare se ci fosse qualche donna che, all’epoca, fosse invaghita di lui.
“La guarderei negli occhi e le chiederei perché l’ha fatto? - ha aggiunto mamma Silvana - Lo chiederei a chiunque sia stato. Non so come ho fatto a sopravvivere all’ergastolo, perché il mio è stato un ergastolo”.
L’indagata
Anna Lucia è un’ex insegnante che non vive più a Chiavari da tempo. Il suo nome era spuntato a suo tempo nelle indagini, sia perché segnalata in via anonima come presunta corteggiatrice di Soracco sia per il fatto di possedere dei bottoni simili a uno trovato sulla scena del crimine. La donna aveva spiegato che i bottoni, tra l’altro molto comuni e unisex, appartenevano alla giacca di un suo ex, tuttavia differivano per la presenza di un cerchietto di plastica intorno alla circonferenza del bottone.
Sulle sue tracce si è messa una criminologa, Antonella Pesce Delfino, che giovanissima scrisse una tesi di laurea proprio sull’omicidio di Nada Cella. La criminologa si è recata a casa di Anna Lucia, dicendo di essere un’insegnante, ma la donna l’ha saputo e le ha inviato inquietanti messaggi audio.
“Brutta s… bugiarda - si ascolta in uno di essi - Cosa sei venuta a fare oggi a casa mia, chi ti manda, su cosa stai indagando?”. E ancora: “Non fare la finta tonta, s… Ma come facevi sapere tutti i c… miei? hai paura, eh? Adesso son qua, non ti preoccupare”. Alcune parti di questi messaggi audio suonano particolarmente sibillini: “Senti, non fare la finta tonta. Eh? Hai capito con me? Ora faccio riaprire il caso, stai tranquilla. Anzi ho saputo adesso da Chiavari, ho parlato adesso con la polizia di Chiavari che forse è stato già riaperto il caso.
Stai tranquilla, ti ci trascino per i capelli. Poi ti faccio fare le domandine e gli indovinelli: indovina indovinello”. Interpellata da un giornalista di Chi l’ha visto?, Anna Lucia ha minacciato di far intervenire le forze dell’ordine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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