Naufragio canale di Sicilia, strage di bambini in mare

Nel naufragio nel Canale di Sicilia ci sono 400 dispersi: tra questi 40 bambini, molti erano neonati

Naufragio canale di Sicilia, strage di bambini in mare

Il naufragio di giovedì scorso nel Canale di Sicilia ha sempre più i contorni di una tragedia ben più grande di quanto possa apparire. I racconti dei superstiti parlano di 400 dispersi, e tra questi una quarantina sarebbero bambini, quasi tutti neonati. Inghiottiti dal mare. La dinamica di quanto accaduto appare sempre più chiara. I barconi in viaggio dalla Libia verso l'Italia erano due. Lo scafista del primo barcone aveva ordinato di tagliare la fune per evitare di essere trascinati giù dalla barca che stava affondando. Trecento morti in stiva, duecento caduti in mare; salvati solo in 90, 79 dei quali condotti a Taranto da una nave spagnola ed ascoltati dalla Squadra Mobile pugliese. Una decina i superstiti portati a Pozzallo.

Complessivamente in quella notte i trafficanti erano riusciti a fare imbarcare 1.100 persone, 500 su ogni barcone di legno, 100 sul gommone. Dopo otto ore di navigazione, il barcone trainato ha cominciato a imbarcare acqua e i migranti terrorizzati, hanno iniziato a buttarsi in mare nel tentativo di raggiungere l'altra barca. Ma a questo punto è arrivato l'ordine dello scafista. Ha fatto tagliare a un migrante la fune che legava le due imbarcazioni lasciando affondare la seconda che è andata a picco in pochi minuti. E così la tragedia si è conumata in fondo al mare. La notte del Canale di Sicilia ha inghiottito centinaia di migranti, uomini, donne e bambini. Corpi ancora senza nome nelle acque del Medterraneo. Intanto secondo l’agenzia dei rifugiati dell’Onu, l’Unhcr, sarebbero oltre 700 le vittime di tre naufragi nel Mediterraneo in questi ultimi giorni. La stima, secondo quanto riferisce l’Unhcr, è data dalle testimonianze dei sopravvissuti. Ma in questo dramma ci sono storie ancora più tristi, come quella raccontata da uno dei medici che ha soccorso i migranti.

"Tra le donne in stato di gravidanza, due hanno avuto minacce d’aborto e sono state portate nelle nostre strutture sanitarie. A bordo ci sono anche dieci bambini al di sotto cinque anni. Non è la prima volta - dice Paola Mazzoni, medico di bordo della nave Bourbon Argos di Msf - che riusciamo a filtrare casi di minorenni incinte perché vittime di stupro. È difficile intercettare storie come questa perchè si tratta di persone provate dal punto di vista psicologico. Le violenze sessuali non sono solo sulle donne, sono certa che anche ragazzi giovanissimi sono vittime di stupro".

"Ci sono stati casi di migranti arrivati in Libia per lavorare e non pochi vengono rinchiusi in prigioni, sfruttate per lavorare e al momento di riscuotere il salario subiscono violenze. Ho refertato casi di tortura come deformazioni da fratture per percosse con spranghe di ferro", ha concluso la Mazzoni.

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