Un passo indietro. L'Italia non manderà soldati in Libia. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l'Italia per il momento non invierà militari sul territorio libico perché la situazione non si è ancora stabilizzata. Il sostegno al governo guidato da Fayez Serraj per palazzo Chigi resta comunque invariato.
Ma per il Ministero degli Esteri sono "troppo alti sono i rischi, troppo forte il pericolo che i reparti stranieri diventino bersagli di attacchi", per cui il governo continua a seguire la linea di grande cautela. "L'impegno del nostro Paese segue il percorso della diplomazia" e la Farnesina ha ribadito in una nota che "obiettivo prioritario rimangono l'unità e la stabilizzazione della Libia", nelle ore in cui a Vienna delegazioni guidate dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni discuteranno proprio delle prospettive per la Libia. Intanto, i report dal campo in vista del decreto di finanziamento delle missioni all'estero che dovrà essere approvato questa settimana, si sono intensificate le consultazioni tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e i ministri competenti. Di fatto, nonostante il passo indietro resterebbe comunque la possibilità, prevista da un provvedimento firmato dallo stesso Renzi, di utilizzare nuclei speciali per missioni segrete. Ma sul fronte vigilanza e adestramento resta per il momento lo stop di palazzo Chigi. E sulla vicenda il ministro della Difesa, Roberta Pinotti ha precisato: "Non è mai stata prevista la partenza di nessuno. Non c’è nessuna decisione diversa da quelle che avevamo assunto in precedenza in merito all’invito di militari italiani in Libia". Infine il ministro Gentiloni aggiunge: "Sosteniamo il governo di unità nazionale libico e stiamo lavorando i modo da essere in grado di addestrare ed equipaggiare le forze militari libiche così come ci chiede il governo Sarraj.
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