Un boato tremendo, poi lo schianto al suolo (guarda il video). Ieri mattina, poco prima di mezzogiorno un'ottantina di metri del Ponte Morandi sono collassati, portandosi dietro nel crollo una trentina di auto e tre tir (guarda il video). Che cosa sia successo lo accerteranno gli inquirenti nei prossimi mesi, ma su un punto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, dopo aver fatto un sopralluogo nella zona del disastro, è inamovibile: "Non è stata una fatalità, ma un errore umano". E adesso è già partita la caccia ai colpevoli.
Il Ponte Morandi è il viadotto dell'autostrada A10 nevralgico per il traffico di Genova e sulla cui sicurezza si discute da anni, anche se subito dopo la strafe l'ad di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, ha subito detto che non gli risultava che il ponte fosse pericoloso e che andava chiuso: "Autostrade per l'Italia ha fatto e continua a fare investimenti". Mentre il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha annunciato l'apertura di un'inchiesta, per ora senza indagati, che ipotizza i reati di omicidio plurimo e disastro colposo. "Noi dobbiamo rispondere a una sola domanda - ha detto il magistrato - perché è successo? Questo è il nostro compito e per farlo faremo tutto quello che è necessario". Quando sarà terminata la fase di ricerca delle vittime e di eventuali dispersi, entrerà nel vivo l'inchiesta della procura e gli inquirenti andranno ad analizzare tutti gli aspetti relativi alla progettazione, realizzazione e manutenzione del ponte. Nei prossimi giorni, come anticipa il Corriere della Sera, la polizia giudiziaria acquisirà tutti gli atti in possesso delle società che sono coinvolte nella strage. "I primi passi - ha spiegato Cozzi - serviranno per ricostruire tutte le opere che erano in esecuzione e anche per capire cosa è accaduto quel giorno specifico, se c’è stata una causa scatenante".
La maggior parte del viadotto è crollato sul letto del torrente Polcevera, ma alcuni tratti sono precipitati su strutture sottostanti, come capannoni e la ferrovia. Oggi Autostrade per l'Italia si è premurata di precisrea che l'intera infrastruttura era monitorata dalle strutture tecniche della Direzione di Tronco di Genova "con cadenza trimestrale secondo le prescrizioni di legge e con verifiche aggiuntive realizzate mediante apparecchiature altamente specialistiche". Eppure, come spiega ilGiornale, la strage era annunciata. Per anni le allerte sui carichi eccezionali sono, infatti, rimaste inascoltate. Non a caso lo scorso aprile era stato indetto un bando di gara per rinforzare gli stralli, cioè i tiranti di cemento armato dei piloni del viadotto.
Un appalto da oltre 20 milioni di euro che avrebbe dovuto disporre "nuovi cavi esterni" che andassero dal piano stradale fino alla sommità delle antenne che reggevano il ponte. I piloni interessati dall'intervento erano i numeri 9 e 10. E proprio la "pila" numero 9 è tra quelle venute giù nel drammatico crollo di ieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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