"Non ci fidiamo più dell'Inps. Lo Stato liberi le partite Iva"

Andrea Bernaudo, fondatore di Sos Partita Iva: "Sganciare degli autonomi dall'Inps". La richiesta: aprire alle pensioni private

"Non ci fidiamo più dell'Inps. Lo Stato liberi le partite Iva"

"Non ci fidiamo più dell'Inps. Ora vogliamo libertà". Lo dice senza mezzi termini Andrea Bernaudo, fondatore di Sos Partita Iva. I dati dimostrano che la Gestione separata Inps, la cassa su cui si riversano tutti i contributi dei lavoratori indipendenti e dei freelance, sostiene di fatto il rosso profondo dei conti dell'Inps, calcolato in qualcosa come 1,7 miliardi di euro. Le partite Iva pagano, ma non avranno una pensione dignitosa in futuro. Da qui la proposta di Bernaudo di "sganciare gli autonomi dall'Ente previdenziale". E ridare libertà alla colonna portante dell'economia italiana.

Bernaudo, qual'è la vostra proposta?
"Non vogliamo lo sganciamento totale dall'Inps. Ma la possibilità per una partita Iva di scegliere se permanere nell'Ente pubblico o farsi un'assicurazione privata".

Con quali vantaggi?
"Banche e assicurazioni, in concorrenza tra loro e con l'Inps, saranno costrette ad offrire al lavoratore autonomo più garanzie possibili e a un prezzo competitivo. Arriveremmo ad un regime di mercato previdenziale che oggi non esiste e che sarà proficuo per i contribuenti. Se l'Inps è convinto di fornire un servizio più vantaggioso di altri, ha poco da avere paura a lasciarci la libertà di scelta".

Da tempo lo stesso Tito Boeri, presidente dell'Inps, invita le partite Iva a dotarsi di una pensione complementare.
"​Una ditta individuale che fattura oltre i minimi oggi ha un total tax rate che arriva al 75% tra imposte e contributi. Come fa a crearsi una pensione complementare, visto che bisogna pagare anche l'affitto, il mutuo, le spese per la famiglia e così via?".

Sarà che Boeri non vuole lasciarvi andare.
"Ma non recideremo del tutto il rapporto con lo Stato. L'Inps sostiene che sul montante dei contributi che una partita iva versa all'Ente, lo 0,72% viene destinato al welfare. Noi siamo disposti ad elevarlo fino al 3%. Ce lo auto-quintuplichiamo, ma per ciò che riguarda la previdenza, noi chiediamo libertà di scelta".

La vostra proposta prevede comunque l'obbligo di avere una pensione, sia essa pubblica o privata.
"Esatto. Il contribuente deve garantire allo Stato di pagare un'assicurazione privata che gli consenta di godere di un assegno almeno pari a quello minimo garantito dall'Inps. In modo da non diventare un costo sociale".

Una dimostrazione di responsabilità non da poco.
"Stabilendo questo principio di libertà cambierebbe il rapporto tra Stato e quei contribuenti che non sono garantiti. Ovvero le partite Iva. Sia chiaro: non siamo lì con il cappello in mano. Abbiamo scelto di essere autonomi e senza tutte le garanzie dei dipendenti. Ma vogliamo la libertà di decidere pienamente del nostro futuro".

Voi proponete anche di uscire dal sistema a ripartizione.
"Noi sappiamo che tutti i contributi che pagano gli autonomi oggi servono per pagare gli assegni di chi va in pensione oggi. E sappiamo pure quali scelte scellerate sono state fatte in passato e quanto gravoso sia sostenere il riposo degli ex lavoratori. Quello che non capiamo, però, è per quale motivo a pagare il conto debbano essere le partite Iva. Si passi al sistema a capitalizzazione, dove i soldi versati da ogni cittadino servono a costituire un fondo proprio a cui attingere una volta anziani".

Volete gli stessi diritti dei lavoratori dipendenti?
"No. Scegliere la partita iva non deve essere un atto di disperazione. Ma una grande opportunità".

In questi giorni non si fa altro che parlare del rinvio dell'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita.
"Se ci fosse libertà di scelta tra Inps o pensione privata, non dovrebbero neppure discutere di questo problema.

E invece noi siamo obbligati a partecipare ad un Ente pubblico che non è in grado di assicurarci certezza del diritto: non sappiamo quando andremo in pensione, a quali condizioni e quale sarà l'aliquota di domani. Quello tra contribuente e Stato sembra il rapporto che c'è tra un monarca e i suoi sudditi. Adesso basta".

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